Wednesday, 23 March 2011

Repubblica.it: Occidente con la bava alla bocca contro la Germania

LIBIA
Nato, lo strappo della Germania
ritira la Marina dal Mediterraneo

Berlino annuncia il ritiro della Bundesmarine dalle operazioni dell'Alleanza, dopo il no alle operazioni congiunte per imporre la no fly zone sulla Libia. Gli osservatori: un danno alla posizione negoziale, alla credibilità e all'immagine del Paese di Merkel e Westerwelle

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI


BERLINO - Clamoroso strappo della Germania di Angela Merkel e Guido Westerwelle contro i partner della Nato e dell'Unione europea nella crisi libica: Berlino ha annunciato stasera a doccia fredda il ritiro della Bundesmarine, cioè la marina militare federale, dalle operazioni dell'Alleanza atlantica nel Mediterraneo. E alcune fonti e osservatori non escludono nemmeno che la scelta giunga fino alle estreme conseguenze, cioè al ritiro fisico delle due modernissime fregate pesanti della Bundesmarine, della navi appoggio e del personale militare tedesco dal Mediterraneo.

E' una decisione di cui politicamente e da un punto di vista diplomatico e geopolitico possono rallegrarsi soltanto la dittarura cinese, che col suo non appoggio alla no-fly zone delle Nazioni Unite ha cercato di rafforzare la sua offensiva per il controllo delle materie prime in tutta l'Africa e il suo ruolo di assertiva superpotenza, e la Russia di Putin che definisce "crociati" i piloti Nato che con i loro jet fermano i Panzer di Gheddafi in marcia verso le città per massacrare i civili e gli insorti.

Il "nyet" quasi da Urss brezneviana della Germania di centrodestra alle operazioni congiunte delle potenze Nato per imporre la no-fly zone in Libia e salvare i civili e i ribelli assume dunque forme sempre più estreme. Fin dalla settimana scorsa, la cancelliera Angela Merkel (Cdu, democristiana) e il vicecancelliere e ministro degli Esteri Guido Westerwelle (Fdp, liberale) avevano spiegato che la loro coalizione di
centrodestra vede con troppa preoccupazione i rischi della missione, e che quindi non solo si è astenuta per questo motivo - insieme a Cina e Russia - al voto sulla risoluzione sulla no-fly zone al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ma soprattutto non avrebbe partecipato alle azioni francesi, britanniche, americane, italiane e di altri paesi Nato contro le armate massacratrici di Gheddafi.

"Ora forse qualcuno capirà che avevamo ragione", ha detto in sostanza Westerwelle, non senza saccenza. Lo stesso atteggiamento con cui domenica, dopo aver confermato la non partecipazione tedesca a missioni in cui i piloti italiani, britannici, francesi, americani, danesi rischiano la vita, aveva consigliato ai paesi della coalizione di "non impantanarsi in una missione lunga".

"Mi vergogno per l'atteggiamento del mio paese", aveva scritto ieri sulla Sueddeutsche Zeitung l'ex capo di Stato maggiore (tedesco) della Nato, generale Klaus Naumann. Ancor più duro era stato l'ex ministro degli Esteri ed ex leader dei Verdi Joschka Fischer oggi sullo stesso giornale: la posizione tedesca è scandalosa, la mancanza di solidarietà con gli alleati e con la popolazione civile libica è una farsa assurda. Fischer al governo (1998-2005) decise in nome dei diritti umani la partecipazione militare tedesca all'azione Nato in Bosnia e poi in Kossovo per fermare i massacri delle soldataglie del dittatore serbo Slobodan Milosevic.

Oggi la musica è cambiata a Berlino. Spettacolo triste, autofinlandizzazione, appeasement verso chi come Pechino e Mosca appoggia i dittatori e fa affari d'oro specie nell'energia con la Germania. Linea politica defilata da quella degli alleati ma solo annunciandola, senza spiegazioni articolate e ragionate. Ventun anni dopo la caduta del Muro e la riunificazione tedesca che senza il Piano Marshall americano decisivo per la ricostruzione della Germania ovest, senza decenni di protezione militare angloamericana per Bonn, senza l'appoggio di Bush senior (e la rivoluzione polacca) non sarebbero state possibili, la Germania riunificata e assertiva si dà da sola nuovi standard. Vuole essere potenza mondiale quando chiede un seggio permanente tra i Grandi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite (e dice che l'Italia invece non lo merita), vuole dettare a tutta l'Unione europea e all'Eurozona i criteri di tagli ai bilanci pubblici e di solidità monetaria, chiede a tutta l'Europa mediterranea ancor più sforzi contro l'immigrazione clandestina, borbotta e mugugna contro l'Europa unita tacendo che nessun'economia profitta più di quella tedesca del mercato unico europeo. Ma quando poi è il momento delle scelte difficili e rischiose, si tira indietro, come una grande Svizzera, un paese che finisce per contare molto meno non solo rispetto a Regno Unito e Francia ma anche all'Italia di Berlusconi. Fonti occidentali, europee e atlantiche sottolineano che il danno arrecato dalle scelte di Merkel e Westerwelle alla posizione negoziale, all'immagine e alla credibilità della Germania nel consesso delle democrazie è ogni giorno più serio.

(22 marzo 2011)

Fonte: Repubblica.it

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