Monday 28 February 2011

La Sicilia: Libia, allarme per Unicredit

Gli investimenti libici in Italia
Allarme Unicredit

Lunedì 28 Febbraio 2011

Dalla moda alle telecomunicazioni, passando per l'auto e il calcio: ecco il panorama degli investimenti libici in Italia. È di queste ore «l'attenzione» espressa da UniCredit - l'istituto milanese controllato complessivamente al 7,5% da due azionisti libici - per gli sviluppi che la risoluzione Onu potrebbe avere verso quel 7,5% del capitale oggi nelle mani della Lybian Investment Authority e della Central Bank of Libya e, analogamente in prospettiva analogamente, verso gli altri investimenti italiani, Finmeccanica e Juventus in primis. Anche se non è ancora chiaro come le sanzioni dell'Onu, una volta adottate formalmente dall'Italia, possano incidere sulle diverse partecipazioni libiche.

Gli interessi del Paese nordafricano per la finanza tricolore risalgono a più di trent'anni fa, quando i libici sbarcarono in Italia per acquistare quote della Fiat. E da allora si è fatta estremamente lunga la serie di società italiane che hanno, o hanno avuto, all'interno del loro azionariato gruppi libici.

Dalla moda alle telecomunicazioni, passando per l'auto e il calcio, il Paese governato da Gheddafi ha più volte guardato alle imprese italiane come terreno fertile in cui investire. È stata proprio l'automobile ad aprire la porta per prima ai capitali libici, quando nel 1976 la banca Lafico entrò in Fiat, per poi ridurre progressivamente la propria quota dal 9,7% iniziale. È proprio la Lafico (Lybian Arab Foreign Investment Company), il braccio finanziario del colonnello Gheddafi, l'investitore ancora maggiormente attivo nella Penisola.

Ecco una lista dei principali investimenti libici in Italia.

BANCHE: gli investitori della Libia erano già presenti con una partecipazione in Banca di Roma, trasformatasi in un 5% di Capitalia e poi confluita in UniCredit. Attualmente la partecipazione dei libici in Piazza Cordusio è aumentata fino all'attuale 7,1% complessivo (2,594% attraverso la Lybian Investment Authority e 4,613% con la Central Bank of Libya).

MODA: Lafico è stata presente con una quota consistente, fino al 15%, anche nella holding Fin-Part (la casa di Frette, Cerruti e Moncler) poi fallita nell'ottobre del 2005. In Fin.Part era confluita anche Olcese, un'azienda attiva nel tessile in cui Lafico si sedette nel Cda per la prima volta nel 1998. Successivamente, la banca libica arrivò a detenere fino al 30% nell'azienda di filati.

AUTO: Lafico entrò per la prima volta in Fiat nel 1976, ne uscì circa dieci anni dopo, per poi rientrarvi con una partecipazione più modesta, nell'ordine del 2%, nel 2002. La plusvalenza in uscita fu circa 3.000 miliardi di vecchie lire.

TLC: Tripoli è presente dal 2008 con la Lybian Post, presieduta da Mohammad Muammar Gheddafi, all'interno di Retelit. La società libica ha rilevato il 14,8% nell'operatore di tlc, che ha vinto l'asta per il Wi-Max nelle regioni del Nord Italia.

SPORT: la banca libica è ancora presente nel capitale della Juventus, con una quota del 7,5%, un'alleanza che ha portato a giocare la Supercoppa italiana del 2002 proprio a Tripoli. Il figlio "calciatore" del colonnello, Al Saadi, (ha militato in Perugia, Sampdoria e Udinese) dopo il crack Cirio ha più volte manifestato l'intenzione di acquistare la Lazio, con la quale ha poi siglato un accordo di collaborazione tecnico sportiva, con cui otteneva disponibilità del centro sportivo di Formello per 10 giorni l'anno per la squadra dell'Al Ittihad.

ENERGIA: Eni è partner storico del Paese ricco di greggio e gas e Lafico è entrata per un certo periodo nel cane a sei zampe con una quota che si aggirava intorno allo 0,15%. Da anni si vocifera di una salita sopra al 2%. Stesso interesse è stato dimostrato più volte senza però essersi concretizzato, almeno ufficialmente, per Enel.

EDILIZIA: c'è quasi tutto il mondo delle costruzioni "made in Italy", a iniziare da Impregilo, in gara per la costruzione dell'autostrada costiera libica prevista dal trattato di amicizia e cooperazione firmato nel 2008 da Italia e Libia. I lavori, che sono stati riservati a imprese italiane, valgono circa tre miliardi di dollari e riguardano l'intero tracciato, i 1.700 chilometri della "superstrada" Rass Ajdir-Imsaad.

Fonte: La Sicilia

CorrieredelloSport.it: Libia, Berlusconi se la prende con tutto il sud


Berlusconi: Ci vediamo il Milan per battere il sud

Il presidente del Consiglio ha concluso con una battuta il suo intervento a un incontro all'Unione del commercio di Milano: «Io tifo Inter quando gioca con altre squadre».

MILANO, 28 febbraio - «Ci vediamo il Milan per battere il sud»: così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con una battuta ha concluso, rivolgendosi al presidente della Confesercenti Carlo Sangalli, il suo intervento a un incontro all'Unione del commercio di Milano. Questa sera il presidente del consiglio sarà infatti alla partita del Milan che gioca al San Siro contro il Napoli. Poi si è rivolto al ministro della Difesa Ignazio La Russa, tifoso interista. «Io tifo Inter - ha detto Berlusconi - quando gioca con altre squadre».

Fonte: CorrieredelloSport.it

Sunday 27 February 2011

ItaliaOggi.it: Libia, l'Italia disperata si dibatte in trappola

Italia senza via d'uscita. Lo sanno bene a Milano. L'unica cosa che resta da fare è rivelare i retroscena per vendetta. Come accade su ItaliaOggi, edito da Class Editore, la stessa di MilanoFinanza. Un articolo che dice quello che dice Il Consiglio. Con qualche altro particolare interessante.

Usa, Gran Bretagna e Francia tirano le fila di un complotto. Insieme con le Sette sorelle
Obama vuole il petrolio libico
La Casa Bianca dietro il piano per destabilizzare Gheddafi
di Piero Laporta (prlprt@gmail.com)
ItaliaOggi
Numero 048 pag. 5 del 26/2/2011


Tutto iniziò l'11 settembre 2001, ma il quadro era oscuro. James Clapper , responsabile dell'intelligence di Hussein Barak Obama, come altri esponenti statunitensi di primo livello, accredita i terroristi Fratelli Musulmani come organizzazione laica, persino stabilizzatrice nella fascia nordafricana.
Chi si domanda dove vogliano arrivare Hussein Barak Obama e i servizi inglesi, ha la risposta dai cori islamici cui fanno da contrappunto Barak, Hillary Clinton e Catherine Ashton, responsabile, figuriamoci della politica estera Ue. Gli inglesi, dal canto loro, dopo l'uscita di scena di Tony Blair, hanno accentuato, con l'agenzia Reuter in testa, le blandizie verso Teheran e Hamas, riservando a Israele molta ostilità e tanta indifferenza [Si veda a tal proposito il post "Nuova Crimea"]. «Ben Ali vai via», gridano le folle aggrumate dai mullah. «Ben Ali togliti di mezzo» contrappuntano Obama, Clinton e Ashton, dopo aver ammorbidito l'oligarchia che sosteneva fino a quel momento Ben Ali, il quale, capita l'antifona, toglie l'incomodo.«Mubarak vai via» gridano le folle aggrumate dai mullah. «Mubarak togliti di mezzo» contrappuntano Obama, Clinton e Ashton dopo aver ammorbidito l'oligarchia che sosteneva fino a quel momento Mubarak, il quale, capita l'antifona, toglie l'incomodo. Così un'evidenza affiora, sporca e brutta come una chiazza di greggio sul mare cristallino: la santa alleanza fra una parte dell'Islam fondamentalista e Obama. Clapper, tesseva le lodi dei Fratelli mussulmani. Lo faceva anche in presenza di parlamentari statunitensi, scombussolati dalle amicizie spericolate della Casa Bianca. Che ha fatto un patto col diavolo. Provano anche a destabilizzare l'Algeria e il Marocco, gli va male. L'importante tuttavia è il controllo dei confini tunisini ed egiziani con la Libia, per destabilizzarla. L'ammiraglio Michael Mullen è venuto due volte in dieci giorni nel Mediterraneo e da queste parti circola pure D.C., un distinto signore, gabellatosi per fuoriuscito dalla Cia, che è a capo d'un team di reclutatori di contractors, i mercenari. Dall'Egitto e dalla Tunisia fuoriescono profughi misti a marmaglia? Nessun problema per D.C., anzi. Egli ha a libro paga una schiera di giovanotti mussulmani balcanici, afghani e irakeni, da ovunque vi siano «operazioni di pace». D.C. mette al servizio dei veterani i nuovi reclutati provenienti da Egitto e Tunisia, a loro volta diretti dagli agenti senussiti, collegati alle forze speciali inglesi, con vasta disponibilità di armi e addestrati. Così organizzati, i nuclei, apparentemente di facinorosi spontanei, accendono le mischie e infiammano la folla, sparando anche sugli inermi per innescare reazioni furibonde e propiziare l'intervento «umanitario» della comunità internazionale. Lo hanno fatto a Tirana, tentando di destabilizzare Sali Berisha. Non è la prima volta che utilizzano questi metodi. Cinque febbraio 1994, l'attenzione internazionale sul conflitto bosniaco stagna. Nel mercato coperto di Sarajevo una bomba uccide 68 civili e fa 200 feriti. L' orrore arriva in diretta coi tg. «Non consentiremo lo strangolamento di Sarajevo» disse il marito di Hillary Clinton. Si scoprì dopo che quella bomba era mussulmana. Che importanza ha oramai? Mezzo milione di morti e, fra questi, anche non pochi soldati italiani mandati lì in missione di pace e tanti tornati ammalati. Che importanza ha ormai? Si dimentica che le folle non combattono, tutt'al più s'aggregano se, per esempio dai minareti, c'è chi le riunisce. In quanto a combattere, lo fanno solo quelli che sono armati e addestrati. Questo macello, apparentemente cominciato a fine gennaio nella piazza centrale del Cairo, ha l'obiettivo di abbattere Gheddafi, odiato dagli inglesi, cui consegue possesso dei pozzi petroliferi e rincaro del greggio.Scopo strategico? Destabilizzare Mediterraneo ed Europa senza limiti di tempo, lo ha scritto George Friedman, affinché la Cina commerci solo con gli Usa. Mons. Innocenzo Martinelli, Vescovo di Tripoli:»Io resto. Restano anche le suore. La situazione è calma i media ne raccontano di balle. Si sentono spari solo la sera e la notte». Le Sette Sorelle producono e esportano indisturbate, come negli anni '90 quando in Algeria scannavano francesi e italiani ma non un inglese o statunitense fu infastidito. La Bbc:«Con oltre un centinaio di cittadini britannici 'in pericolo' nel deserto libico, il governo di David Cameron sta valutando l'invio delle forze speciali in Libia». In realtà sono già lì da tre settimane. Ultim'ora: centinaia di consulenti militari Usa, britannici e francesi, inclusi agenti dei servizi segreti, sono già in Cirenaica per aiutare i rivoltosi. Lo rivelano fonti vicine ai servizi israeliani. La presenza dei francesi significa l'isolamento politico dell'Italia. Adesso Silvio Berlusconi deve scegliere se passare alla storia per Ruby Rubacuori o per lo statista che ritira l'Italia dal dispositivo militare della Nato e i nostri contingenti dalle missioni internazionali. Così avremmo pure come pagare le spese per gli immigrati che ci stanno accollando.

Fonte: ItaliaOggi.it

Saturday 26 February 2011

RussiaToday.com: Mosca scarica Gheddafi (e lascia Berlusconi al suo destino)

Mosca mette in guardia il regime libico contro l'uso della forza per fermare la rivolta popolare
25 February, 2011
Traduzione: Il Consiglio


Il presidente russo Dmitry Medvedev ha emesso un severo monito alle autorità libiche sollecitando Muammar Gheddafi a fermare la brutale repressione delle proteste anti-governative.

Il presidente Medvedev Venerdì ha emesso un comunicato speciale dedicato al agitazioni libiche. In esso si legge che la Russia chiede alle autorità libiche di non consentire un ulteriore appesantimento della situazione e la distruzione della popolazione civile. In caso contrario, si legge nella dichiarazione, tali azioni sarebbero qualificati come reato con tutte le conseguenze che potrebbero ciò portare.

Mosca è seriamente preoccupata dagli eventi che si stanno svolgendo in Libia”, si legge nel comunicato. “Il più profondo rammarico è causato dalle notizie di stampa su numerose vittime tra la popolazione civile. La Russia denuncia l'uso della forza contro i civili sautorizzato dalle autorità del paese”, continua la dichiarazione presidenziale.

Più avanti, Dmitry Medvedev ha invitato la leadership libica e tutte le figure politiche responsabili a dare prova di moderazione ed a non consentire un ulteriore aggravamento della situazione e la distruzione della popolazione civile.

Fonte: RT.com

Raffaele Lombardo Blog: Indipendentisti nel nuovo partito per il Sud

Nel nuovo soggetto politico non ci sarà spazio per convenienza e interessi personali
25 febbraio 2011

C’è una grande confusione nei partiti. Il Pdl è sconquassato dalla rottura con Fini e poi tutto il resto, il conflitto istituzionale, le perplessità del presidente della Repubblica sull’azione di governo. Partitini che nascono e si sciolgono, il gruppo dei responsabili, il terzo polo che non si sa se c’è o no, il Pd con una frangia che mostra segni di crisi e di disagio.

Io credo che sia il momento di fare una proposta politica forte all’insegna dei valori del territorio, degli interessi della gente, di una rappresentanza più fedele all’elettorato che può vedere l’esperienza del Movimento per l’Autonomia centrale e fondativa, o rifondativa, di un contenitore politico che parta da quei presupposti ma che valorizzi questa esperienza di sei anni come una esperienza alla quale guardare ma da superare.

Io ho contribuito a fondare il Mpa e non c’è dubbio che ci sia una identificazione eccessiva con la mia persona, naturale, visto che sono anche il Presidente di una regione importante. Ma questa identificazione non giova alla politica. Bisogna mettere in piedi un soggetto politico nuovo con una classe dirigente arricchita da energie che vengano al di fuori dell’appartenenza politica. Penso a gente che guarda la politica anche con diffidenza, dovuta agli errori che si sono commessi. Ecco perché vale la pena aprire le porte e affidare la guida di questo processo nuovo a gente che con la politica non ha niente a che vedere ma che pensa, se ci mette le mani e la passione, di usarla al servizio della gente superando quella diffidenza che oggi non giova alla politica e quindi alla società.

In questa fase costituente bisogna mettere insieme movimenti della società, lavoratori non inquadrati in schemi tradizionali, professionisti, giovani, donne, agricoltori, indipendentisti, gruppi culturali che dibattono sulla nostra storia.

Deve essere questo un movimento libero dall’appartenenza agli schieramenti. Se così non fosse, sarebbe subalterno ad uno dei due grandi partiti del centrodestra o del centrosinistra, una appendice che serve a rubare un po’ di voti ma che poi farà gli interessi del partito nazionale.

Oggi noi abbiamo avuto come Mpa una classe dirigente che è quella che è, a cominciare da me. Molta gente oggi non si ritrova non tanto nell’ideale autonomista ma nella identificazione che di questo ideale, nel piccolo comune o nella grande città, si fa con questo o quel soggetto che magari nell’autonomia ci ha creduto o non ci crede più oppure vi ha aderito per secondi fini, mortificando quell’ideale. Ecco perché tanta gente che ci guarda con attenzione, resta fuori dal contesto.

C’è un pezzo di classe dirigente onesta, per bene, leale, disinteressata che dovrà avere un ruolo importante in questo nuovo grande movimento. Ma chi ci sta per convenienza o per comodità non può essere emblematico di tutto il movimento perché se la gente lo identifica con il movimento finisce con il non aderirvi e non guardarlo con l’attenzione che merita.

Fonte: RaffaeleLombardo.it

Sunday 20 February 2011

La Sicilia: Ad Calcio Catania, "Cavour ha rubato il nostro oro"

Il Catania? Un'azienda leader
Andrea Lodato
Torre del Grifo (Mascalucia)
Spiega l'amministratore delegato del club rossazzurro: «È importante avere la squadra in Serie A, forte e competitiva, ma per restare a certi livelli servono una società solida e infrastrutture adeguate. Noi abbiamo un bilancio annuo che s'aggira sui 30 milioni di euro, ma nel massimo campionato ci sono club la cui gestione viaggia sui 300 milioni di euro a stagione
Sabato 19 Febbraio 2011


I ragazzi dell'istituto tecnico Cannizzaro di Catania aspettano l'arrivo dell'amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco e, intanto, dentro uno dei nuovissimi campi del Centro sportivo entrano i ragazzi della squadra Allievi. Venuti qua, com'è naturale, per interrogare il direttore e per assistere all'allenamento dei beniamini rossazzurri, sfiorandoli quasi, davanti a questi studenti che frequentano il corso su Impresa, legalità e sviluppo, si spalanca una realtà che ha il sapore del miracolo. E da lì parte l'incontro con Pietro Lo Monaco.

«Avete visto alcuni vostri amici che giocano con le nostre squadre giovanili e che si stavano allenando? È una cosa molto bella e molto importante, questa, perché oggi state visitando un centro sportivo che si è già integrato, e vuole sempre più integrarsi, con il tessuto economico, sociale, civile di questa città, di questa provincia, di tutta la Sicilia. Perché è vero che è importante avere la squadra in Serie A, forte, competitiva, capace di reggere il confronto con club molto più ricchi di noi, ma per restare a questi livelli, intanto, ci vuole una società solida e, poi, servono infrastrutture adeguate».

Per i ragazzi la domanda d'obbligo, a questo punto, diventa proprio il gap, il distacco che c'è tra una società come il Catania e i grandi club.
«Noi - spiega Pietro Lo Monaco - siamo una società che ha un bilancio annuo che si aggira sui 30 milioni e, fra i nostri competitor, c'è chi viaggia sui 300 milioni. Questa è la realtà ed ecco perché bisogna avere le spalle molto quadrate per restare a questi livelli».

Per gli studenti del Cannizzaro, che nel corso hanno approfondito proprio l'aspetto della gestione di una società sportiva dal punto di vista manageriale e sotto il profilo economico, i numeri dell'ad rossazzurro diventano particolarmente significativi: chiedono tutti, dopo aver dato un'occhiata al Centro, com'è stato possibile che nascesse, quanto lavoro ha dato e quanto ne potrà dare.

«Questo Centro è venuto su nel giro di un anno e mezzo e, quando abbiamo cominciato i lavori, qui c'era soltanto sciara, campagna, nient'altro. Ci hanno lavorato sino a 400 operai al giorno e ancora ci stanno lavorando, perché i lavori non sono ultimati. Quando inaugureremo l'intera struttura, ci sarà lavoro per circa 200 persone, tra addetti diretti e indiretti. È una grande impresa, il nostro fiore all'occhiello, ed è per noi anche la dimostrazione che anche al Sud si possono fare cose belle e importanti».

Questo è un pallino del direttore, una costante quando parla, soprattutto, con i ragazzi, perché da uomo del Sud soffre, terribilmente, il fatto che questa parte d'Italia sia sempre dimenticata o abbandonata o bistrattata. E, quando i ragazzi chiedono se il Catania soffre una sudditanza nei confronti dei club del Centro-Nord, Lo Monaco è categorico: «Abbiamo cercato di invertire una cultura, un destino cui sembriamo essere da sempre condannati. Ma non dimentichiamo che c'è stato un tempo in cui il Sud e la Sicilia erano ricche, pure più del Nord. Poi, arrivò Cavour e, facendo l'Unità d'Italia, svuotò i forzieri delle nostre banche e portò via 850 milioni dell'epoca. Bella roba, ragazzi, sapete. E, così, cominciarono anche le fortune di quelli che si chiamano lumbard. Ma prima di realizzare quella specie di unità, l'area ricca del Paese era la nostra, la prima ferrovia italiana nasceva dalle nostre parti. Poi, il saccheggio che ci ha fatto diventare quel che siamo. Ma guai a rassegnarci».

Insomma, lezione di economia, lezione di storia, poi Lo Monaco spiega: «Oggi il Catania è per Catania un'impresa leader, perché fa la Serie A, perché sta tra i grandi club e penso che abbia restituito anche a voi l'orgoglio di dire che siete tifosi di questa squadra, capace di competere ad alti livelli. È per questo che dobbiamo difenderla sempre».

Gli studenti del Cannizzaro che partecipano al corso, realizzato in collaborazione con la Provincia regionale di Catania, diretto dal preside Indelicato e coordinato dalla professoressa Lucia Andreano, che hanno visitato il centro sportivo sono Marco Caruso, Erika Castorina, Salvatore Chiarelli, Alessio Cosentino, Denise Di Bartolo, Sissi Ficarra, Alessio Biondino, Giuseppe Gennaro, Federico Gualtieri, Sebastiano Lizzio, Salvatore Polizzi, Gaetano Saia, Veronica Spampinato, Carmel Taglieri, Desirè Vaccaro, Diego Viglianisi, Lucrezia Vintaloro e Gaetano Viscuso.

Fonte: La Sicilia

Thursday 10 February 2011

BlogSicilia.it: Tremonti in missione all'estero

In viaggio per il Sud per testare le infrastrutture
La pupiata di Tremonti

9 febbraio 2011 - Nel quadro della riprogramamzione delle risorse che dovrebbero essere spese nel Sud, il ministro per l’economia, Giulio Tremonti, ha deciso di verificare di persona lo stato dell’arte delle infrastrutture nel Mezzogiorno. Evidentemnete, il responsabile delle ‘casse’ del governo Berlusconi non si fida né del ministro delle Regioni, Raffale Fitto, che dovrebbe essere nato in Puglia, né dei tecnici del suo ministero, né di quelli del dicastero delle infrastrutture.

Tremonti, a quanto pare su consiglio del leader della Cisl, Raffaele Bonanni e dela Uil, Luigi Angeletti, è salito sul treno da Roma in direzione Lamezia Terme. Certo fino in Sicilia non è arrivato. Il viaggio, sappiano bene, sarebbe stato troppo pesante. Ovviamente il ministro non ha preso il primo treno, ma un treno che supponiamo, sarà stato confezionato su misura per lui.

Tanto è vero che il presidente delle Ferrovie, Mauro Moretti, si è complimentato via telefono con il ministro per l’iniziativa. Per l’occasione il treno era pulito, non c’erano zecche, e, sembra incredibile persino i servizi igienici erano abbordabili. Dulcis in fundo il treno è pure partito puntuale.

A conti fatti, si è trattato di una pupiata, se è vero che “I treni del sole” dagli anni in cui, venivano celebrati dal poeta Ignazio Buttitta ai nostri giorni, sono praticamente rimasti gli stessi, se non peggiorati.

Domani il ritorno in pullman percorrendo la Salerno Reggio Calabria. Sicuramente, ne siamo certi, per l’occasione, il traffico sarà più scorrevole. Insomma, un’altra pupiata, questa volta autostradale.

Quasi un‘offesa all’intelligenza dei meridionali che oggi hanno scoperto che il ministro per l’economia ad oggi dice di non conoscere la situazione infrastrutturale del Sud. Tanto’è che ha avuto bisogno di un test. L’augurio è che questa farsa non convinca il ministro che tutto vada bene.


Tremonti al sud va con la scorta

Fonte: BlogSicilia.it

La stessa notizia data dal Corriere della Sera

La Sicilia: Intervista, Lombardo infierisce sui cadaveri politici

Lombardo: «Basta industria che fa affari e divide mazzette»
Mercoledì 09 Febbraio 2011

Andrea Lodato
Catania. Duro il ministro? Durissimo il governatore. Raffaele Lombardo risponde senza mezzi termini alle accuse del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che ieri dal nostro giornale aveva bocciato senza appello il governo. Lombardo oggi non fa sconti a nessuno.
Presidente, un attacco frontale dalla Prestigiacomo...
«La ministra ha perso la bussola e quindi la lucidità. La sua è una intervista inviperita e gronda falsità e malafede da ogni parola».
Addirittura falsità?
«Basta pensare alla falsa motivazione sull'interramento del rigassificatore di Porto Empedocle che impedirebbe la vista della Valle dei Templi se non interrato. E' semplicemente falso. E poi la signora mi sembra un po' disperata, forse perché presagisce la fine di un'era, quella nel corso della quale qualche bella donna, pur senza particolari meriti, accumula legislature parlamentari e talvolta incarichi ministeriali».
Intanto la ministra le lancia contro la candidatura di Miccichè. Perché?
«Direi che segna la fine di un'era, dopo la quale non si avrà certo l'ardire di esprimere candidature alla Presidenza della Regione prive come saranno del sostegno del grande sponsor mediatico e finanziario che è Berlusconi».
La ministra l'accusa di non decidere? Presidente è diventato indecisionista alla Regione?
«Mi accusa di non assumere decisioni. La verità è che non le garbano o meglio non le convengono le decisioni che ho assunto. Né sull'eolico, che ha devastato parti importanti del nostro paesaggio, né sul maxi fotovoltaico, che è convenuto solo agli speculatori, né sui termovalorizzatori infiltrati di mafia per come si legge nella relazione della commissione del suo amico di partito onorevole Pecorella. E non sono stati due "no" toutcourt, ma l'adozione di scelte diverse e scomode, a favore del fotovoltaico per le famiglie e le imprese a cominciare da quelle agricole, e per un piano dei rifiuti in cui l'Altecoen non la farà più da padrona e i siciliani faranno la loro brava parte di differenziata. E a proposito di rifiuti mi torna in mente la foto a tre scattata nel corso della scampagnata a Val Dittaino della ministra tra il senatore Crisafulli, sponsor dei fratelli Gulino, e il senatore Firrarello, paladino al termovalorizzatore di Paternò.
Ma davvero il rigassificatore di Priolo rischia di saltare.
«La ministra mi attacca per il rigassificatore Erg. Non mi meraviglia, anzi. E' finita la fase storica in cui i gruppi industriali venivano a fare quello che volevano, magari mettendo in tasca a politici compiacenti cospicue mazzette, grosse commesse e qualche assunzione. Noi abbiamo solo posto delle condizioni in ordine alla sicurezza, alla salute dei cittadini e alla salvaguardia dell'ambiente e tra queste il parziale interramento del rigassificatore».
La Prestigiacomo sostiene che i russi non porteranno nuovi investimenti e che raffineranno altrove.
«Questo lo sa meglio di me e se avesse qualche dubbio, le viene più agevole chiedere notizie all'amico dell'amico Putin».
Sulla vicenda Eni lei ha solo perso tempo?
«Paradossale la reazione sul protocollo Eni. La ministra non ha chiuso nessun accordo l'anno scorso anche perché, piaccia o non piaccia, non ne aveva il potere. L'Eni investirà 800 milioni a partire dalla diga foranea di Gela, metterà in sicurezza "per la salute" il grande deposito di pet coke (oggi a cielo aperto), pagherà tasse per un miliardo in venti anni e potrà progettarci una importante infrastruttura viaria. Qualche giorno fa, ho letto la reazione stizzita della ministra e di qualche suo socio parlamentare che attaccava il protocollo, udite udite, in nome della salvaguardia dell'ambiente. Ridicolo».
Presidente in Sicilia l'economia è in sofferenza.
«Rispondo che la Sicilia ha registrato l'anno scorso il più alto PIL d'Italia».
E l'industria che se ne sta andando?
«Se ne va la Fiat e tanto se ne va anche dall'Italia. A Termini aumentano i posti di lavoro grazie ad investimenti per centinaia di milioni che il mio governo assicura».
C'è anche la questione delle bonifiche e delle infrazioni.
«In quanto alle infrazioni comunitarie e ai 170 milioni per le bonifiche, a governarli è l'uomo di fiducia della ministra, l'ingegnere Ticali, che in materia esercita pieni poteri. Gli chiederemo conto. Lavoriamo 24 ore al giorno per la Sicilia. I nostri peggiori avversari sono gli ascari ma hanno le ore contate».

Fonte: La Sicilia

L'attacco della Prestigiacomo

Wednesday 9 February 2011

LaSiciliaWeb.it: Niente porto turistico a Lipari per le imprese del nord


[Nel secondo articolo in basso, i dettagli sulla società che avrebbe dovuto costruire il porto turistico a Lipari]

1 - Regione, stop al megaporto di Lipari
L'assessorato al Territorio e ambiente ha bocciato il progetto da 130 milioni di euro previsto nella più grande isola delle Eolie che prevedeva 540 posti barca
08/02/2011


LIPARI (MESSINA) - La Regione ha bocciato il progetto del megaporto da 130 milioni di euro previsto a Lipari, nelle Eolie. L'assessorato del Territorio e ambiente ha notificato al Comune l'avvio del procedimento di revoca del parere già espresso sul progetto di massima per l'area portuale che va da Marina Corta a Pignataro.

La società mista (Comune di Lipari e Condotte d'Acqua di Roma) avevano previsto la realizzazione di 540 posti barca e il potenziamento del porto dei traghetti e degli aliscafi di Sottomonastero. Per l'assessorato, "in assenza di accordo di programma, strumento non derogabile, non sussistono i presupposti per assumere l'intervento nel suo complesso e quindi anche limitatamente alla parte che si riferisce a opere di portualità turistica".

Fonte: LaSiciliaWeb.it

2 - Chi gestisce Condotte d'Acque?

Blumenstihl, il commendator Alessandro Centurini e l'ingegner Angelo Filonardi costituiscono la Società Italiana per Condotte d'Acqua SpA.
Il 13 giugno 1880 con la firma del re Umberto I parte ufficialmente l'avventura della Condotte.
La Condotte America, Inc. viene costituita nel novembre del 1987.
il 1° dicembre 1997 quando la Ferrocemento - Costruzioni e Lavori Pubblici SpA acquisisce la Gambogi Costruzioni SpA. e la Recchi Costruzioni SpA.
Il primo agosto 1999 attraverso il conferimento del ramo d'azienda Opere Pubbliche e Private della Ferrocemento a Condotte nasce un nuovo soggetto societario e come denominazione viene scelta quella della società più antica: Società Italiana per Condotte d'Acqua SpA. A capo del gruppo resta Ferfina SpA con funzioni di holding e finanziaria del gruppo.
Condotte Immobiliare nasce nel 2002 dallo spin off delle attività immobiliari del Gruppo Ferfina
Paolo BRUNO
È presidente e azionista all’89% di Ferfina SpA, holding e finanziaria del Gruppo da lui fondato e guidato, cui fanno capo Condotte d’Acqua SpA, Condotte Immobiliare SpA, Condotte America, Condotte Algeria, Condotte Romania, Ferrocemento Srl, Fe-Taverna Srl (servizi assicurativi e brokeraggio), Agricola Roncigliano Srl (settore agricolo)
La sua storia trae però origine dalla costituzione, nella Ferrocemento Costruzioni e Lavori Pubblici nel 1992, della divisione Immobiliare

CORDATA COLLEGATA A IMPREGILO
Pirelli & C. e di Telecom Italia Mobile (TIM), società controllate dalla famiglia Benetton; Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, l’olandese ABN Amro, del gruppo bancario Capitalia; la finanziaria Gemina; la C.M.C. Cooperativa Muratori & Cementisti di Ravenna; BPM-Banca Popolare di Milano, Capitalia, Banca Intesa, Monte dei paschi di Siena, Unicredit, Efibanca-Banca Popolare Italiana, Unipol Bank, Carige e Assicurazioni Generali;
SOCIETA’ PARTECIPATE
Adduttore Ponte Barca S.c.r.l. - Alibo S.c.r.l. - Amest S.r.l.- Anagnina 2000 SCRL - Clodia scrl - Coboco Corumana Consortium - Condag Spa - Condgest S.r.l.- Condori S.c.ar.l.- Condotte And Partners,Qatar J.V.Scrl - Condotte Vega S.r.l. - Condotte Velodromo S.r.l. - Con.fi.pi S.c.ar.l. - Consacer S.c.r.l.- Consal S.c.n.c.- Condex srl - Consorzio C.I.R.C. - Consorzio Cirso - Consorzio Cofesar - Consorzio Co.Inf.Ro.- Consorzio Condofer - Consorzio Consavia S.c.n.c. - Consorzio Consir - Consorzio Co.ri.pi. - Consorzio Duemilacinquanta - Consorzio Ferroviario Vesuviano - Consorzio Fespi - Consorzio Ific - Consorzio Infrav - Consorzio Italcocer - Consorzio Italvenezia - Consorzio Lav.Mari.Porto Ta. - Consorzio - Consorzio Novocen - Consorzio Scilla - Consorzio Team- Consorzio Venezia - Nuova Cosital S.c.ar.l.- Costruzioni Arsenale di Venezia S.c.ar.l. - Diamante Paola scrl - Edil.Gi S.c.a.r.l - Felario S.c.r.l- Felovi S.c.n.c. -Eurolink S.c.p.a - Ferica s.c.ar.l. - Fero S.c.ar.l.- Galliera 2000 S.c.r.l.- Irimuse S.c.r.l. - I.M. Intermetro S.p.a.- Irfur S.c.ar.l.- Itaca S.c.r.l.- Lipari Porto S.p.a.- Marsico Nuovo S.c.r.l - Melito S.c.ar.l.- Pantano S.c.r.l.- Porto Industriale Cagliari S.c.ar.l.- R.c.c.f. Nodo di Torino S.c.p.a.- Reggio Calabria-Scilla S.c.p.a.- Salerno Reggio Calabria S.c.p.a.- Santamaria S.c.ar.l.- Seifra scarl - Sud Est S.c.r.l- T.S.I. 1 S.c.r.l.- Tangenziale di Viterbo S.c.ar.l.- Tapso S.p.A

Fonte: Megaporti a Lipari Blog (un blog interamente dedicato alla struttura)

Tuesday 8 February 2011

Corriere.it: Provincia Autonoma Bolzano, no a festeggiamenti unità

Parla Il presidente della giunta provinciale altoatesina, Luis Durnwalder

Italia 150, Bolzano conferma il «no»
«Non parteciperemo alla festa»


«Noi ci sentiamo una minoranza austriaca e non siamo stati noi a scegliere di far parte dell'Italia

MILANO - «Noi ci sentiamo una minoranza austriaca e non siamo stati noi a scegliere di far parte dell'Italia. Anche per questo motivo non abbiamo grande interesse di parteciparvi». La Provincia Autonoma d Bolzano non parteciperà ai festeggiamenti per i 150 dell'Unità d'Italia e la conferma è nelle parole del presidente della giunta provinciale altoatesina Luis Durnwalder. Insomma, niente stand del «made in Alto Adige» nemmeno alla mostra delle Regioni e delle eccellenze territoriali che sarà allestita dal 26 marzo a fine luglio al Vittoriano e a Castel Sant'Angelo a Roma.

«NON HO RICEVUTO INVITI» - «Per la mostra di Roma non ho ricevuto nessun invito e questo tema non è stato discusso in giunta. Se devo essere sincero non è che abbiamo tanto interesse per queste celebrazioni e non partecipare non credo sia un grandissimo problema - ha proseguito duramente Durnwalder -. Non mi sembra il caso di festeggiare e posso dire che non è una questione etnica e non vogliamo offendere nessuno. I 150 anni per noi non rappresentano soltanto Garibaldi ed i moti di fine Ottocento ma ci ricordano la separazione dalla nostra madrepatria austriaca. Noi non abbiamo fatto iniziative per favorire l'Unità d'Italia come altre regioni. Non volevamo nel 1919 e non volevamo nel 1945. Successivamente abbiamo accettato il compromesso dell'autonomia amministrativa. Se gli italiani vorranno parteciparvi lo possono fare, certamente noi non ci opporremo».

I COSTI - Pare inoltre che nella Provincia Autonoma sia ritenuto eccessivo il costo della partecipazione all'evento, 200 mila euro più Iva. Ad «ostacolare» la macchina altoatesina, che non ha nemmeno formato il previsto comitato locale per l'evento, ci sarebbe anche l'«improvvisa» mancanza di personale da inviare a Roma. Il vicino Trentino, che ovviamente sarà presente, ha proposto alla provincia di Bolzano di cedere metà del proprio stand ma anche questa ipotesi dovrà essere vagliata, ed approvata, dalla giunta provinciale. (Fonte Agi)


07 febbraio 2011

Fonte: Corriere.it

Sunday 6 February 2011

LiveSicilia.it: Camilleri, Ficarra e Picone, Pino Caruso alla fine votano Lega Nord

L’appello dei vip a Raffaele Lombardo: “Il nuovo direttore non sia siciliano”
sabato 5 febbraio 2011

Un gruppo di scrittori, imprenditori e intellettuali siciliani ha lanciato un appello al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e all’assessore alla Salute Massimo Russo, perchè il posto di direttore generale dell’ospedale Civico di Palermo sia affidato ”a un manager di provata esperienza che provenga da un’altra regione, una di quelle in cui la sanità pubblica funziona in modo esemplare” [cioè dal Nord Italia, ndr].

Il posto è rimasto vacante dopo le dimissione dell’ex direttore Dario Allegra, che ha lasciato l’incarico subito dopo le sollecitazioni, fatte in diretta tv, dall’assessore Russo che lo aveva invitato a farsi da parte dopo le polemiche seguite alla denuncia di alcuni pazienti costretti a rimanere per giorni sulle sedie nei corridoi del pronto soccorso per mancanza di posti letto. ”Sappiamo benissimo che in Sicilia e tra i siciliani non mancano le professionalità adeguate – si legge nell’appello pubblicato da ‘la Repubblica’ di Palermo – Ma riteniamo che in questo momento sia fondamentale dare un chiaro segnale di rottura con i metodi del passato, se la Regione vuole davvero voltare pagina”.

Viene, dunque, suggerito ”un uomo o una donna non riconducibile nè a un partito nè a un potente, qualcuno che non possa neppure lontanamente essere sospettato di rispondere a logiche che non siano quelle dell’efficienza e della buona amministrazione”.

Tra i firmatari dell’appello ci sono Franco Battiato, Andrea Camilleri, Pino Caruso, il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, Dacia Maraini, Gianni Puglisi e il duo comico Ficarra e Picone.

Fonte: LiveSicilia.it

BlogSicilia.it: Rifiuti, per la prima volta tornano al mittente padano

Gli scarti radioattivi. Cose “turche” e cose “sarde”
di Guido Picchetti

5 febbraio 2011 - Una volta si diceva “Cose turche“… Ora, grazie alla preveggenza dei politici di turno, possiamo dire “Cose sarde“.

E nessuno degli isolani se l’abbia a male… Hanno tutta la nostra solidarietà, che, purtroppo, da sola, non può fare granchè…

Per capire il perché di questa nuova aggettivazione basta aver visto il notiziario regionale della TV di Stato di un paio di giorni fa. Un razzo militare abbandonato in una discarica completo di esplosivo vicino a Lanusei; sostanze radioattive (al Cesio 137) in due porta-container a Porto Vesme provenienti da Brescia; locomotive nuove perdute e ritrovate dopo trent’anni: sono solo alcuni dei fatti e misfatti che fanno da corona al “disastro ambientale di Porto Torres, di cui tanto si è parlato in quese ulttime due settimane, e che, a quanto pare, è tutt’altro che risolto… E poi dici che qualcuno perde la calma!

Ma veniamo alle scorie radioattive… L’Italia, secondo quanto ci dice il sito web “Costruendo l’Indro”, sarebbe l’eldorado dei rifiuti nucleari, sbarcati attraverso i porti di Ravenna e Genova per 30 anni da mezzo mondo: Usa, Francia, Germania, Turchia, Israele, Corea del Sud, Brasile, Arabia Saudita compresa.

Basterà citare il caso del container “MSCU 252503/6″, proveniente da Israele e sbarcato qualche tempo fa dalla nave San Francisco. Uno dei container sprigionava fumo consistente. La pericolosità del carico e la sua radioattività fu accertata dai Vigili del Fuoco con misurazioni ad hoc, poi ripetute dall’ARPA di Ravenna con lo stesso risultato.

Ma che fine fanno quelle scorie? Non è un mistero. Pare che le acque marine dello Stivale siano ormai una discarica chimica e nucleare a cielo aperto. Un’approfondita indagine giornalistica e subacquea -durata due anni- ha individuato un migliaio di container affondati prevalentemente nello Jonio, Basso Adriatico e Tirreno. E proprio di recente il sostituto procuratore Massimo Mannucci, della Procura della Repubblica di Livorno, ha richiesto al Ministero di Grazia e Giustizia un finanziamento per recuperare a 120 metri di profondità un container inabissato nei pressi dell’Isola d’Elba, senza avere risposta.

E se gli altri Paesi le loro scorie radioattive le mandano qui da noi, veri esperti nello smaltirle, bravi come siamo ad affondarle senza farci notare nel mare che ci circonda su tre lati, … noi, invece, le nostre scorie, ce le teniamo care care… Al massimo, in nome del federalismo, le mandiamo da Brescia in Sardegna, come la stessa TV di Stato nel suo notiziario regionale ha denunciato, riportando i fatti e misfatti “sardi” succitati !

Cosa è accaduto per l’esattezza ? È presto detto. Alcuni giorni fa all’ingresso dell’impianto di recupero rifiuti della “Porto Vesme srl” sono stati bloccati tre portacontainer sospetti. Prelevati numerosi campioni del carico, si è accertata la presenza di sostanze radioattive in due dei tre portacontainer, i quali trasportavano scarti di lavorazione contaminati da Cesio 137, provenienti dalle officine della società “Alfa Acciai” di Brescia. E adesso si sta cercando un luogo dove poter smaltire tali rifiuti, cosa niente affatto facile. Rifiuti ai quali frattanto nessuno si può avvicinare…

Ma com’è possibile, si chiedeva lo stesso commentatore in TV, che i container contaminati possano avere attraversato mezza Italia senza che nessuno si accorgesse della loro pericoloità? Sono proprio cose “sarde”, non c’è che dire …

Ultimissime dal “Notiziario Regionale della Sardegna” di Rai 3 di ierisera . I container con le 55 tonnellate di sostanze contaminate verranno rispediti al mittente a Brescia! La decisione è stata presa in mattinata dal Prefetto Balsamo in un vertice svoltosi presso la Prefettura di Cagliari.

Fonte: BlogSicilia.it

SudMagazine.it: Italia unita contro il ponte



Siete favorevoli al ponte sullo Stretto?

[I media hanno evidenziato l'alta percentuale di contrari al ponte. Forse andrebbe posta nel giusto risalto anche la bassa percentuale raggiunta tra i favorevoli, vedi immagine sopra]

di Natascia Turato (Direttore Fullresearch) – in collaborazione con l’Istituto Fullresearch di Milano

(Sondaggio telefonico/C.A.T.I. condottto tra il 21 e il 24 gennaio 2011 con 1.000 interviste su un campione nazionale stratificato per caratteristiche demografiche e geografiche)

La realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina è stata una di quelle vicende che non ha fatto mancare discussioni, polemiche, contraddizioni e contrasti ma è la prima volta che registriamo un trasversale atteggiamento negativo del Paese su questa grande opera ed in particolare rileviamo questo atteggiamento nel nostro Sud. Le motivazioni del no a questa opera le identifichiamo soprattutto nel fatto che gli intervistati non reputano credibile il progetto che dovrebbe determinare la sua realizzazione e che si sente parlare di un mare di soldi spesi già senza che di fatto nulla accada. Al contempo persiste l’idea di uno stato di crisi mordente che colpisce soprattutto i cittadini del Sud del nostro Paese che fa sì che il ponte non sembra sia una risposta adeguata alla domanda di lavoro, sviluppo e crescita.

Fonte: SudMagazine.it