Wednesday 27 October 2010

LiveSicilia.it: I dettagli dell'operazione Irfis

Lombardo compra l’Irfis
mercoledì 27 ottobre 2010

L’Irfis, l’istituto di mediocredito siciliano, che fa capo per il 76% al Banco di Sicilia (Unicredit Group) e per il 21% alla Regione siciliana (il restante 3% è diviso tra soci minori), torna a far parlare di sé. Dopo la mancata vendita dell’istituto a Banca Nuova, che l’avrebbe acquistato tramite la Popolare di Vicenza, la Regione siciliana ha sottoscritto una lettera d’intenti con il Bds e la capogruppo Unicredit. Oggetto dell’accordo, la riorganizzazione delle attività e della compagine azionaria dell’Irfis e, al termine del processo, il passaggio del controllo del pacchetto azionario alla Regione siciliana. In una nota congiunta la Regione e il Banco di Sicilia indicano il percorso che sarà seguito: l’Irfis sarà trasformato in società finanziaria specializzata in attività di credito agevolato ed erogazione di fondi regionali e verrà iscritta nell’elenco degli intermediari finanziari ex art. 106 Tub (Testo unico bancario) e, se è il caso, nell’elenco degli intermediari speciali tenuto dalla Banca d’Italia, con conseguente riduzione dell’attuale capitale sociale. Un passaggio fondamentale dal momento che Bankitalia è sempre stata molto chiara su un punto: un istituto di credito non può essere gestito da un ente pubblico. Quindi si procederà alla cessione del ramo d’azienda relativo al business bancario dall’Irfis a Unicredit (non essendo più banca l’Irfis non potrà infatti più gestire i crediti ordinari) e l’acquisizione da parte della Regione siciliana della quota di controllo detenuta dal Banco di Sicilia (o dal suo avente causa) nell’Irfis.

In particolare, l’operazione prevede la redistribuzione ai soci del 90% circa del capitale sociale della banca di mediocredito, pari a 100 milioni di euro (il 10% resterà a copertura della società finanziaria). Tradotto, la Regione incasserà qualcosa come 18 milioni di euro e Unicredit circa 70. “Con questi soldi – spiegano da Unicredit – la Regione acquisirà il 76% di Irfis sborsando 7 milioni di euro”. E a Piazza Cordusio (che non ha mai nascosto l’intenzione di cedere quello che all’interno del Gruppo è sempre stato una duplicazione con il Mediocredito) arriverà quanto previsto in bilancio dalla vendita dell’istituto, ossia circa 75 milioni di euro. “L’Irfis, intanto, continuerà la propria attività nel comparto delle agevolazioni e nella gestione di fondi regionali”, spiegano il Banco e la Regione. E specificano: “Il percorso delineato per la riorganizzazione dell’attività della compagine azionaria di Irfis è comunque subordinato al rilascio dell’autorizzazione da parte della Banca d’Italia”.

Dopo la mancata cessione dell’istituto ai vicentini, tra l’altro, la Regione siciliana aveva ipotizzato la creazione di un fondo per le agevolazioni alle imprese, “attraverso una governance unica delle risorse attualmente erogate da Ircac, Crias e Irfis”. “Questo rappresenta uno step successivo”, specifica il neoassessore all’Economia, Gaetano Armao. Che spiega: “È allo studio un ulteriore passaggio per creare un soggetto unitario che gestisca i vari fondi attualmente in mano a vari soggetti. L’obiettivo è quello di razionalizzare l’attività, ma di questo dovremo discutere con sindacati e organizzazioni datoriali. Cosa che sarà possibile fare solo quando il progetto verrà definito”.

Fonte: LiveSicilia.it

LiveSicilia.it: Nania, "Separatisti siciliani amici dei mafiosi"

Nania all’assalto di Lombardo: “Come i separatisti amici dei mafiosi”
martedì 26 ottobre 2010

“Il rilancio delle affermazioni con le quali il Governatore Lombardo, dichiara che non intende festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia, dimostrano, ancora una volta di che pasta è fatto il Presidente della Regione. La convinzione, infatti, che l’unità non sia da festeggiare perché è stata fatta male dimostra in maniera evidente che il Governatore non distingue tra la valutazione su come è avvenuta e la valutazione su ciò che essa rappresenta nella coscienza, nella cultura e nell’animo degli italiani di Sicilia”.

Lo afferma il senatore Domenico Nania, coordinatore regionale del Pdl siciliano, che sottolinea come “le argomentazioni di Lombardo ricordano quelle che i separatisti e i loro fiancheggiatori occulti e contigui alla mafia invocavano per nascondere la loro tesi di fondo: meno Stato al Sud”. “Resto convinto – sostiene Nania – che Lombardo rappresenta l’epilogo di una classe dirigente figlia di un regime corrotto che non ha saputo, per oltre 50 anni produrre un modello di sviluppo e una classe dirigente all’altezza del suo compito. Procedere per nomine dei ‘trombati’, commissariare la politica e realizzare il ribaltone, scippando il voto degli elettori e portando al governo chi ha perso le elezioni, rappresenta il massimo dell’immoralità politica perché diffonde sfiducia, rabbia e disaffezione”.

Fonte: LiveSicilia.it

Tuesday 26 October 2010

SiciliaInformazioni.com: Irfis, forse la svolta per il sistema bancario siciliano

Unicredit, firmato accordo: l'Irfis passerà alla Regione
26 ottobre 2010

La Regione siciliana acquisirà il pacchetto di controllo dell'Irfis, l'istituto di mediocredito siciliano, di cui il Banco di Sicilia (Unicredit group) controlla il 76% del capitale sociale. E' quanto prevede una lettera d'intenti sottoscritta dal Banco di Sicilia, dalla capogruppo UniCredit e dalla Regione siciliana. L'intesa prevede la riorganizzazione delle attività e della compagine azionaria dell'Irfis e al termine del processo il passaggio del controllo del pacchetto azionario alla Regione siciliana, al momento azionista di minoranza con il 21%.

Fonte: SiciliaInformazioni.com

La Sicilia: Giro 2011, uno “spot” per l'Autonomia

L'arrivo del Giro d'Italia uno «spot» per l'Etna
Lunedì 25 Ottobre 2010
Catania (Provincia),


E' tanto l'entusiasmo dell'amministrazione comunale di Nicolosi per aver ottenuto l'onore di ospitare l'arrivo della nona tappa del Giro d'Italia 2011, quello che festeggerà l'Unità d'Italia. La tappa siciliana unirà per 159 chilometri Messina Tremestieri e l'Etna, dove l'arrivo è fissato in località Etna sud-Nicolosi nord - a un'altitudine di 1910 metri sul livello del mare, e passerà da Giampilieri Marina, Scaletta Zanclea, Nizza di Sicilia, Roccalumera, Santa Teresa di Riva, Capo Sant'Alessio, Letojanni, Taormina, Giardini Maxos, Fiumefreddo di Sicilia, Piedimonte Etneo, Linguaglossa (dove inizierà a prima scalata al vulcano) fino a raggiungere i 1631 metri di altitudine di località Lenza, e poi di nuovo giù sulle pendici dell'Etna, fino a Zafferana Etnea, Santa Venerina, Acireale, Aci Catena, San Giovanni la Punta, Mascalucia e Nicolosi, da dove prenderà il via, sulla Sp 92, la sfida per uno dei più spettacolari arrivi in salita del Giro.

Un'unica tappa siciliana, ma che tocca alcune delle località più belle dell'Isola, unendo la costa jonica con l'Etna, montagna spettacolare che sarà percorsa in lungo e in largo dalla «carovana rosa». Sabato scorso, alla presentazione ufficiale a Torino della corsa, guidata dal patron Angelo Zomegnan, ha preso parte il sindaco di Nicolosi, Nino Borzì, membro del comitato di tappa, assieme al sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, ad Antonello Montante, vicepresidente di Confindustria Sicilia, e all'on. Nicola D'Agostino, grande appassionato di ciclismo e «anima» della tappa siciliana del Giro. «Il Giro d'Italia torna sull'Etna dopo 22 anni - commenta con orgoglio il sindaco Borzì - con uno spettacolare arrivo in salita che certamente emozionerà il pubblico che assisterà alla gara. Ringraziamo Angelo Zomegnan per avere scelto Nicolosi come arrivo di tappa e l'assessorato regionale al Turismo, che si è impegnato per la realizzazione della tappa siciliana».

La «carovana rosa» arriverà in Sicilia domenica 15 maggio. «Sarà una tappa spettacolare - commenta l'on. D'Agostino - L'Etna ha un indubbio fascino e il percorso sarà molto duro, determinando una prima selezione nella gara. La coincidenza con la Festa dell'Autonomia Siciliana ne fa, inoltre, una grande opportunità per far conoscere meglio la Sicilia e le sue specificità».

«Sarà una grande festa - continua Borzì - per un evento sportivo che sarà anche un grande veicolo di promozione per la Porta dell'Etna».

Due i precedenti del Giro d'Italia sull'Etna: nel 1989 (tappa vinta da Acacio da Silva con arrivo a Piano Bottara), mentre ancor prima, nel 1967, il Giro aveva entusiasmato Nicolosi, che aveva acclamato il vincitore di tappa Franco Bitossi e applaudito il passaggio del campione del Giro, Felice Gimondi, che quell'anno vinse la Maglia Rosa. E proprio Felice Gimondi è stato invitato dall'amministrazione comunale di Nicolosi a tornare in Sicilia in occasione della tappa del 15 maggio prossimo.

Impegnativi gli aspetti organizzativi della tappa, che richiederanno un grande impegno da parte di tutti gli enti coinvolti. «Anche a livello locale organizzeremo un comitato di tappa che coinvolga enti, amministratori, rappresentanti delle forze dell'ordine, del volontariato e delle categorie produttive per accogliere, con alcune iniziative collaterali il Giro d'Italia - conclude Borzì - che già si prepara ad accogliere Zomegnan e l'organizzazione i primi giorni di novembre per definire la realizzazione del Quartiere tappa e della sala stampa che dovrà ospitare 150 postazioni. Nell'organizzazione dell'arrivo occorrerà curare anche la realizzazione di un villaggio commerciale».

Fonte: La Sicilia del 25 ottobre 2010

Monday 25 October 2010

TG1.rai.it: Terzigno, bandiera italiana bruciata; a mezz'asta al comune

A Boscoreale bruciata bandiera italiana
Sul pennone del comune il tricolore è stato abbassato a mezz'asta. Il ministro Prestigiacomo: "Aspetto le dimissioni di Leone". Nella notte a Terzigno due persone fermate e rilasciate.

BOSCOREALE (NAPOLI) - Alcuni manifestanti hanno bruciato una bandiera italiana in piazza Pace a Boscoreale contro la decisione di aprire una seconda discarica in cava Vitiello a Terzigno (Napoli). Al pennone del comune, invece, il tricolore è stato abbassato a mezz'asta ed è stato esposto un drappo viola tra gli applausi della folla presente.

IL MINISTRO PRESTIGIACOMO. "Attendiamo la lettera di dimissioni annunciata dal presidente del parco del Vesuvio. Quando le dimissioni arriveranno saremo prontissimi ad accettarle". E' quanto afferma il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo."Sorprende semmai - aggiunge il ministro - che non si sia dimesso due anni fa quando venne votato dal parlamento il decreto sull'emergenza rifiuti che conteneva la individuazione della seconda discarica a Terzigno".

SCONTRI A TERZIGNO. Sono durati fino all'alba e per tutta la notte gli scontri tra la polizia e la popolazione di Terzigno che vuole impedire l'apertura di una nuova discarica sul suo territorio: le forze dell'ordine hanno caricato in massa, dopo l'una di notte, i manifestanti che presidiavano la strada che dà l'accesso alla discarica "Sari", disperdendoli a manganellate e lacrimogeni. Due persone sono state fermate e poi rilasciate, almeno tre sono i contusi. La carica è arrivata dopo una giornata e una serata di fuoco, con blocchi stradali, mezzi dati alle fiamme, cariche della polizia per far passare i camion della spazzatura.

MANGANELLI: "NOI ANDIAMO AVANTI". "Siccome a Terzigno si deve sversare, faremo in modo che questo sia possibile anche se dovesse costare l'uso della forza", ha detto il capo della Polizia Antonio Manganelli durante un'audizione in Senato. "C'è rammarico per il fatto che temi che altri soggetti sono chiamati a risolvere trovino in un ruolo di supplenza le forze di polizia". Le parole del Capo della polizia, Antonio Manganelli, sugli incidenti con gli agenti a Terzigno: "Noi - ha aggiunto - non siamo certo nemici di chi manifesta, facciamo il nostro lavoro".

SCONTRI FINO ALL'ALBA. Il governatore Caldoro aveva deciso infatti nella serata di mercoledì l'apertura della seconda discarica nel comune vesuviano. Subito sono partiti gli attacchi alle forze dell'ordine e le cariche di reazione dei poliziotti. Una situazione di scontri che è andata avanti per tutta la notte. L'ultimo scontro all'alba. Dopo il lancio di grossi petardi da parte di un gruppo di persone e la risposta della polizia con l'utilizzo di lacrimogeni, la folla dei manifestanti ha iniziato a correre per il timore di essere raggiunta dai lanci delle forze dell'ordine che hanno reagito all'attacco. La situazione resta molto tesa. Le persone presenti sul posto lamentano bruciori agli occhi e alla gola per l'utilizzo dei lacrimogeni.

IL DOCUMENTO. "L'unica strada è il rispetto della legge e questa prevede la realizzazione della nuova discarica di Cava Vitiello, una discarica controllata e sicura in grado di garantire la massima tranquillità alle popolazioni residenti migliorando radicalmente la situazione attuale". È questo il documento approvato durante il vertice che si è svolto a Roma. Lo ha reso noto Nicola Formichella a nome dei parlamentari Pdl della Campania. "Questa è la conclusione - si legge nel documento - dell'incontro tra i parlamentari campani, il presidente Caldoro e i presidenti delle province Cesaro, Cirielli e Sibilia. L'ordinanza del presidente della Regione cesserà gli effetti il prossimo 26 ottobre". "La delegazione parlamentare ha appreso - si legge ancora - con soddisfazione che nei prossimi giorni partiranno le procedure di appalto per i termovalorizzatori di Napoli Est e Salerno e dell'avanzata costruzione degli impianti di biostabilizzazione e compostaggio dei rifiuti bloccati da anni".

giovedì, 21 ottobre 2010

Fonte: TG1.Rai.it

Espresso.it: Saviano a Berlino per gettare fango sui meridionali

Saviano conquista Berlino
di Stefano Vastano

Nel '63 Kennedy andò sul Muro a dire "Sono un berlinese". Ora l'autore di Gomorra ha gridato "Ich bin ein Italiener!". Perché l'avamposto da liberare una volta era la capitale tedesca, oggi è l'Italia in ostaggio delle mafie e della corruzione

(22 ottobre 2010)

Giovedì sera italiani e tedeschi, giornalisti e lettori, hanno gremito la sala della Volksbühne di Berlino. Per assistere nel teatro di Frank Castorf sulla Rosa Luxemburg Platz a quella specie di spettacolo-monologo che Roberto Saviano – "La bellezza e l'inferno" – sta portando in giro per il mondo.

Da buon napoletano Saviano s'è mostrato grande 'raccontatore', e con la sua voce calda, la sua storia alle spalle, e le tante tristi ma belle vicende di rivalsa e ripicca umane che ha narrato (dalla conquista del jazz da parte Petrucciani a quella del pallone del novello Maradona e Lionel Messi) ha incantato subito il pubblico tedesco. Che alla fine, compatto e in piedi, ha regalato almeno dieci minuti di applausi a questo piccolo-grande uomo del sud.

Prima di srotolare i suoi racconti di disumano orrore, planetarie violenze ed umane resistenze, Saviano ha spiegato perché abbia cercato e scelto proprio a Berlino il palcoscenico teatrale.

"E' un modo per vedere e parlare in una volta sola a tanti volti", ha detto lui entrando (raffreddato e in jeans) in scena sulla Volksbühne. E già lì l'autore di Gomorra s'è conquistato la partecipazione del pubblico.

Trascorsi solo pochi minuti, ecco Saviano ricorrere alla leggendaria frase anti-Muro pronunciata a Berlino-ovest nel giugno 1963 da Kennedy. Ma sì, quelle famose quattro parole "Ich bin ein Berliner!", pronunciate dal più carismatico dei presidenti Usa sul terrazzo del municipio di Schöneberg, accanto a Konrad Adenauer e con Willy Brandt alle spalle.

"Non sono un megalomane", ha precisato Saviano, "uno di quelli che si atteggiano rimasticando le più trite frasi altrui". I motivi per cui lo scrittore ha citato lo slogan di Kennedy sono altri. Se per tutta la Guerra Fredda e fino al '90 era l'isola di Berlino l'avamposto da liberare (dal blocco sovietico), oggi è in qualche modo l'Italia – bloccata dai tumori delle strapotenti mafie, dalla più oscena corruzione e dal più debile malgoverno – la nuova, gigantesca Berlino del 21° secolo.

Forse è per esprimere in tutta libertà almeno questa geniale frase che Roberto Saviano è venuto ieri sera nella capitale tedesca a portare il suo monologo: "mi piacerebbe che un giorno si potesse dire", ha detto in tedesco questo napoletano sulla Volksbühne: "Ich bin ein Italiener!".

Già, quando si potrà tornare a dire in giro per il mondo, liberamente e persino con un certo orgoglio queste quattro paroline: "sono un italiano", senza che nessuno pensi più automaticamente alle mafie, alla corruzione o a qualcuno dei nostri sedicenti governanti?

[Probabilmente quando Saviano smetterà di andare in giro a propagandare la falsa equazione Sud = mafia, ndr]

Fonte originale: L'Espresso

Wednesday 20 October 2010

La Sicilia si accorge de L'Altra Sicilia

Bruxelles. Dopo anni di lavoro all'estero vorrebbero tornare in patria ma i costi proibitivi glielo impediscono
Sicilia madre ingrata, parola d'emigrato
Martedì 19 Ottobre 2010
Michele Guccione

Bruxelles. La crisi economica mondiale che costrinse tanti siciliani ad emigrare all'estero spinge oggi molti nostri conterranei a tentare di tornare nell'Isola. Il costo della vita è assai elevato per chi riceve solo un sussidio statale. Un dramma che sta interessando soprattutto anziani siciliani del Nord Europa, ex lavoratori delle miniere o addetti alla ristorazione ormai pensionati.

Abbiamo modo di incontrare a Bruxelles i loro rappresentanti, in occasione dell'inaugurazione, presso l'Istituto italiano di cultura, della mostra "Scrittori siciliani del Novecento. Un secolo di letteratura italiana", organizzata dalla Biblioteca dell'Ars. La responsabile belga dell'Unione italiani nel mondo, Santina Murru, lancia l'allarme: "Qui la pensione è di soli 700 euro al mese. Una coppia con 1.400 euro al mese non può sopravvivere, se ci sono esigenze di salute. Questi anziani desiderano solo tornare nei loro piccoli paesi in Sicilia, dove i costi sono più bassi. Ma - sottolinea - il rientro è proibitivo: i soldi sono pochi e nell'Isola non c'è possibilità di farsi una casa".

Sarina Dio Puiarello, componente del Comitato italiani all'estero, aggiunge: "Con la crisi le pubbliche amministrazioni licenziano dirigenti e funzionari, le fabbriche mandano via tecnici e quadri, le università fanno a meno di docenti e ricercatori. Molti di questi sono siciliani di seconda generazione. Una coppia spesso deve sfamarsi con un'indennità di disoccupazione di mille euro. Anche loro vorrebbero tornare".

Futuro in salita per i giovani, come confermano Annalisa Cerimele della Uim a Tubize e Laurie Lobaerts, responsabile dei Giovani siciliani di Tubize: "Hanno bisogno di scambi culturali e scientifici con l'Italia per approfondire le conoscenze e avere più opportunità di lavoro. Purtroppo le porte sono chiuse. Ad esempio, chi si specializza in ostetricia non può fare stage in Italia perché il loro titolo non è riconosciuto".

La Sicilia può riagganciare i suoi emigrati? Ci proverà il deputato Pino Apprendi, promotore della mostra a Bruxelles quale componente della commissione di vigilanza della Biblioteca dell'Ars. Incontrando le rappresentanti dei siciliani all'estero indossa le vesti di vicepresidente della commissione Attività produttive: "La legge regionale sull'emigrazione prevedeva la costruzione di alloggi per gli emigrati di ritorno, ma sono mancati i fondi. Chiederò agli assessori alle Autonomie locali e all'Emigrazione di mettere a loro disposizione le tante case inutilizzate dei centri storici svuotati dall'emigrazione. Spesso sono anche ristrutturate o passate al demanio dei Comuni. Occorre censire questi alloggi e integrare la legge con procedure snelle".

La Regione ha chiuso frettolosamente i canali con gli emigrati quando sono finite le risorse. I nostri connazionali si sentono abbandonati, non hanno a chi comunicare i loro disagi. In Belgio si stanno chiudendo alcuni consolati. L'Ufficio di rappresentanza della Regione siciliana a Bruxelles, retto da poco da Maria Cristina Stimolo, si occupa, fra l'altro, del raccordo fra istituzioni siciliane ed europee, ma non di emigrati. Le associazioni di siciliani all'estero, come L'Altra Sicilia-Antudo presieduta da Francesco Paolo Catania, chiedono aiuto attraverso periodici, siti web, cercando l'incontro con i nostri politici, anche in maniera un po' irruenta, per avere sostegno in un Paese straniero. Catania da anni si batte invano, ad esempio, per la ratifica da parte dell'Italia dell'accordo europeo che riconosce il siciliano come lingua ufficiale: "La lingua sarda è stata riconosciuta, la nostra è calpestata".

Fino ad un decennio fa in Belgio c'erano persino locali che impedivano l'accesso ai siciliani. Eppure il loro senso di appartenenza all'Isola è più saldo del nostro, attraverso la cultura, unico canale aperto grazie al personale dell'Istituto italiano di cultura. In circa duecento hanno affollato l'inaugurazione della mostra, hanno ammirato e si sono riconosciuti nelle 260 prime edizioni degli scrittori siciliani esposte, nelle 20 locandine di film della collezione di Masino Di Salvo. Alfonso Castronovo, importatore e ristoratore originario di Racalmuto, ricorda quando Sciascia gli passava davanti al Circolo Unione: per molti è stato il maestro di scuola e di vita, un caro amico.

Tutti commossi alla proiezione delle interviste Rai in cui Sciascia parla di mafia e definisce l'allora Coordinamento antimafia "un'associazione di metronotte". Alto il loro senso culturale: hanno seguito fino all'ultima parola le analisi letterarie di Antonino Buttitta, Salvo Ferlita e Mario Fusco, gli aneddoti di Silvano Nigro, soprattutto quello sull'incontro mai avvenuto tra Sciascia e Bufalino.

Ma sono il romanzo "La miniera occupata" di Angelo Petix che narra di minatori che perdono il lavoro e il romanzo di Nino Di Maria "Cuori negli abissi", da cui è stato tratto il film "Il cammino della speranza" di Pietro Germi, che descrive il viaggio dei minatori siciliani verso Grenoble, a riaccendere i ricordi di tante tragedie personali che ora rischiano di riproporsi nel difficile cammino di ritorno verso una Sicilia cara quanto crudele.

Fonte: La Sicilia, 19 ottobre 2010

Tuesday 19 October 2010

Edicola.biz: 11 settembre, nella Germania “cetnica” la stampa ufficiale rompe l'omertà

In Germania si incrina il muro dell’omertà mediatica sull’11 settembre
di Roberto Quaglia,
17 ottobre 2010

In occasione del nono anniversario dei tragici fatti dell’11 settembre, è apparso sulla stampa tedesca di serie A un articolo davvero rivoluzionario e significativo: “”11 Settembre 2001, la sequenza dei fatti”. Lo ha pubblicato Focus-Money, una delle più importanti riviste tedesche di economia, a firma di Oliver Janich.

La cosa incredibile di questo articolo, è che per la prima volta sulla grande stampa occidentale, la sequenza degli eventi riportati è quella vera, senza gravi omissioni, ed essi sono stati scelti fra i più significativi, anziché come di solito, fra quelli più irrilevanti (quando non addirittura falsi). Un precedente in verità c’era stato, mesi prima, ma ad opera dello stesso giornalista sulla stessa rivista.

E’ risaputo che il giornalismo italiano è in genere di così bassa lega, che spesso gli articoli più belli e significativi che vi leggiamo sono stati in realtà comprati e tradotti da qualche fonte anglosassone. Ciò avviene sia sulla carta stampata, che in televisione. I migliori documentari storici o sul mondo della natura che vediamo in tivù sono quasi sempre di matrice straniera, tradotti ed inglobati in contenitori pseudo-italiani dove il pseudo-giornalista italiano di turno si limita a quattro ciance superflue prima e dopo il documentario che non è farina del suo sacco, al solo scopo di giustificare il suo lauto ed immeritato stipendio. Del nulla assoluto che ormai riempie qualsiasi telegiornale, inutile parlare.

Ovviamente, nel caso del bell’articolo sull’11 settembre, la stampa italiana si è guardata bene dal farne menzione. Non parliamo neppure dell’opzione di tradurlo! Eppure, l’articolo in questione è davvero clamoroso. Ed ignorarlo non è un’opzione. E’ uscito a settembre, quindi la scusa delle vacanze non vale. Lo hanno visto, lo hanno letto, fanno finta di niente.

In precedenza, quando la grande stampa si occupava delle versioni “non allineate” dei fatti dell’11 settembre, ad un occhio attento traspariva chiaramente la volontà di disinformare, di confondere le acque nel merito, di annacquare le verità scomode. Questo lavoro si chiama “controllo del danno”. Si finge di informare, così da dare agli ignari l’impressione di avere appreso qualcosa in merito ai fatti, così che ogni eventuale interesse all’approfondimento si spenga.

Tutto un altro discorso nell’articolo su Focus-Money. Oliver Janic non ha trascurato nessuno dei fatti più rilevanti, né soprattutto ha cercato di confondere le acque con le solite ciance con cui gli pseudo-giornalisti subdolamente discreditano le notizie che a malavoglia sono costretti a dare. La sua esposizione dei fatti è intensa ed efficace, e nel suo lungo articolo essa tiene perfettamente il passo con lo stato dell’investigazione collettiva da parte dei ricercatori indipendenti su Internet.

Per esempio leggiamo:

“Trovate tracce di esplosivi. Vi sono prove univoche a riguardo. Più di 1200 architetti ed ingegneri sotto la conduzione di Richard Gage fanno notare come un crollo simmetrico dei tre grattacieli WTC 1,2 e 7 è stato possibile, nel rispetto delle leggi di Newton, solo se le strutture portanti sono state rimosse in modo mirato e contemporaneo, mediante esplosioni. A tale proposito, il professore di fisica Steven Jones ha trovato nella polvere del World Trade Center tracce di Nanotermite.” (…) A Giugno 2009 il rinomato Istituto Britannico di Nanotecnologia ha confermato i risultati delle analisi: Lo studio, dichiara l’Istituto, «fornisce la prova incontrovertibile (indisputable) che nella polvere di tutti e tre gli edifici che l’11 settembre 2001 sono crollati a New York è stato trovato un esplosivo ad alto livello tecnologico, dal nome di nanotermite. Questo esplosivo d’alta tecnologia può venire prodotto solo in laboratori militari specializzati.» Questo dato di fatto toglie sgonfia la tempesta di critiche di cui era oggetto Steven Jones, secondo le quali il professore avrebbe messo in gioco la propria fama fabbricandosi le prove da solo, pur di dimostrare la propria tesi della demolizione controllata.”

Con buona pace dei cretini (o delinquenti) che (anche in Italia) se ne erano usciti con l’affermazione che le fotografie delle particelle di termite erano in realtà immagini di pittura antiruggine. E degli stormi di allocchi che se la sono bevuta.
ed ancora:

“Il 10 settembre [Rumsfeld] dichiarò in una conferenza stampa, come riportato da CBS il 29 Gennaio 2002, che dal bilancio del Pentagono erano scomparsi nel nulla 2,3 miliardi di dollari. Il giorno dopo il mondo cambiò, e nessuno mai più chiese di rendere conto di questa incredibile somma. Secondo la “Pittsburg Post Gazette” del 20 dicembre 2001, 34 dei 65 impiegati dell’ufficio risorse dell’esercito morirono quel giorno al Pentagono. La maggior parte dei deceduti in quell’ufficio erano contabili privati, ragionieri ed analisti di budget.”

Non traduco di più, visto che tutte queste cose (e molte altre) ci sono anche nel mio libro sull’11 settembre e mi sento scemo a faticare adesso per tradurle dette da un altro.

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Articolo originale di Focus-Money

Friday 15 October 2010

La Sicilia: Lombardo programma viaggio in Cina?

Sicilia-Cina
il recupero

Giovedì 14 Ottobre 2010

L'internazionalizzazione della Sicilia è la leva, finora inutilizzata, per rilanciare la nostra economia, in un contesto globalizzato nel quale se non si conquistano altri spazi si viene presto soffocati dai concorrenti che conquistano i nostri: non è più un "optional", ma una politica trasversale che deve orientare tutte le altre.

L'Accordo-quadro firmato nei giorni scorsi coi cinesi è il primo frutto della nuova strategia di internazionalizzazione, avviata all'inizio di quest'anno, quando il Presidente e il governo della Regione l'hanno affidata al Dipartimento per i rapporti extraregionali, abrogando l'Ufficio diretto nel passato da ambasciatori di carriera distaccati dal Mae.

Abbiamo sfoltito i Paesi-obiettivo, al fine di dare continuità con mezzi esigui ad azioni mirate, concentrandoci su tre priorità: 1) Area Euromediterranea; 2) Nuove potenze economiche, a partire dalla Cina, ma in prospettiva anche India e Brasile; 3) Vecchi "motori",
come Usa, Russia e Giappone. Non si escludono interventi su altri Paesi, solo se soggetti siciliani (imprese, università, etc.) lo richiedono.

La Sicilia, se completa rapidamente la sua infrastrutturazione può diventare la base logistica al centro del Mediterraneo per tutte le nuove grandi economie che stanno crescendo, poste per lo più a Sud, ospitando anche le loro imprese decentrate nell'Area. Allo stesso modo l'lrlanda, attirando le multinazionali americane, è passata negli anni '90 dall'ultimo al primo posto nell'Ue.

Con la Cina non c'era alcun serio rapporto della Regione, ma nei mesi scorsi abbiamo intrapreso un'azione di recupero, approfittando della "Missione di sistema" italiana e dell'Expo di Shanghai, per allacciare una ventina di rapporti con altrettanti soggetti cinesi, a partire dalla cultura, che è il nostro principale punto di forza, il biglietto da visita che apre la porta e ci fa sorpassare concorrenti ben più potenti e presenti all'estero.

Ora la Cina ci può consentire di accelerare e completare le grandi infrastrutture, non realizzate dall'Italia e dall'Europa, soprattutto se verranno meno i Fas e i fondi strutturali dopo il 2013, o per farne altre, come la ferrovia veloce Messina-Catania-Palermo. Alcuni interventi son già oggetto di approfondimento tecnico con la China Development Bank. Il vice governatore Gao Jian, che ha firmato l'Accordo con Lombardo, ha sottoscritto anche 5 dei 10 grandi contratti perfezionati in Italia durante la visita del premier Wen Jiabao.

Si partirà dall'energia rinnovabile diffusa, poi porti, aeroporti, ferrovie e collegamenti stradali (i cinesi sono affascinati dal ponte, di cui hanno voluto visitare i luoghi), fino al turismo, agricoltura e imprese ad alta tecnologia. Ma non vogliono diffondere notizie prima di risultati definitivi, per i quali chiedono tempi brevissimi, altrimenti andranno altrove, come già avvenuto con altri cinesi venuti nel recente passato. Condividiamo questa esigenza e non ci saranno "annunci" prima delle conclusioni.

Lombardo è richiesto ed atteso in Cina nei prossimi mesi, per definire e avviare i singoli progetti, che intanto un gruppo di lavoro misto sta predisponendo, con l'assistenza dell'Ice di Pechino diretta dal siciliano Laspina. A metà novembre i cinesi torneranno in Sicilia per visitare i siti degli interventi e incontrare i partner operativi. In primavera terremo poi un grande evento culturale nell'ambito dell'Anno della cultura cinese in Italia, aperto nei giorni scorsi da Wen Jiabao, e presenteremo i progetti selezionati per il finanziamento.

Speriamo che intanto si allarghi la ristrettissima platea di soggetti siciliani già orientati all'internazionalizzazione.

Francesco Attaguile - Dirigente generale del Dipartimento di Bruxelles e degli Affari extraregionali della Regione siciliana

Fonte: La Sicilia, 14 ottobre 2010

Tuesday 12 October 2010

LiveSicilia.it: Terroni, carne da cannone

I ragazzi italiani del Sud

I ragazzi del Sud condividono uno strano destino: se muoiono sotto il tricolore in una terra lontana diventano improvvisamente italiani. Altrimenti, se hanno la disgrazia di sopravvivere ai talebani, restano terroni, carne da cannone nella macelleria leghista. Sebastiano Ville era un siciliano, un isolano capitato – per le strade della ventura e della necessità – tra gli alpini delle montagne. Adesso per tutti è un eroe italiano, l’amico di ognuno, perfino di Borghezio, talebanissimo onorevole-sfregio. Un diritto pagato caro.
L’esercito italiano è intessuto di ragazzi del Sud che lavorano come muli e ne costituiscono la tramatura solida e preziosa. E tra i terroni c’è qualcuno che lo è ancora di più – terronissimo - perché povero, ignorante e barbaro. Lo era il fante Macaluso, fuciliere assaltatore in un plotone di diplomati almeno con la licenza media, a Messina, durante i vespri. Lui faceva il pastore e parlava a malapena. Era un escluso.

Era un escluso Sebastiano, morto con i suoi fratelli in missione, prima della sua dipartita? Per la politica sì. Per la rozza propaganda degli Alberti Da Giussano sì. Per il meccanismo osceno del cosiddetto federalismo sì. Ci hanno confinato in un ghetto ben oltre i nostri torti, che pure esistono. Di là, la Padania degli uomini liberi, di qua la Terronia degli schiavi e dei liberti. Ci disprezzano. I napoletani puzzano, ai siciliani si augura il colera, catanesi tutti appesi, palermitani fa rima con cani… E’ il sugo di una schifezza che vuole travestirsi da politica ed è solo lurido razzismo nemmeno tanto difficile da svelare.

Poi, un ragazzo del Sud muore. La retorica di Stato si accoge che sotto la divisa la carne era italiana, come pure l’identità e italianissimi i sentimenti. Gli onorevoli fanno la stessa faccia stupita di noi – i soldatini fighetti – quando ascoltammo il fante Macaluso che chiamava le stelle una ad una, con un nome diverso, durante un turno serale di guardia. Aveva imparato a riconoscerle nelle sue lunghe notti col gregge. Noi, fanti diplomati, restammo a bocca aperta. Mai avremmo saputo contenere tanta poesia e tanta cultura nel nostro cuore superbo.

Bella la faccia dei ragazzi del Sud. Ma non vogliamo vedere facce di leghisti al passaggio del feretro di Sebastiano Ville. Niente mani sul cuore. Niente tricolore. Volete l’Italia dei vivi divisa? E sia. Allora separiamola davvero, iniziando dai morti in divisa.

Fonte: LiveSicilia.it