Il Catania? Un'azienda leader
Andrea Lodato
Torre del Grifo (Mascalucia)
Spiega l'amministratore delegato del club rossazzurro: «È importante avere la squadra in Serie A, forte e competitiva, ma per restare a certi livelli servono una società solida e infrastrutture adeguate. Noi abbiamo un bilancio annuo che s'aggira sui 30 milioni di euro, ma nel massimo campionato ci sono club la cui gestione viaggia sui 300 milioni di euro a stagione
Sabato 19 Febbraio 2011
I ragazzi dell'istituto tecnico Cannizzaro di Catania aspettano l'arrivo dell'amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco e, intanto, dentro uno dei nuovissimi campi del Centro sportivo entrano i ragazzi della squadra Allievi. Venuti qua, com'è naturale, per interrogare il direttore e per assistere all'allenamento dei beniamini rossazzurri, sfiorandoli quasi, davanti a questi studenti che frequentano il corso su Impresa, legalità e sviluppo, si spalanca una realtà che ha il sapore del miracolo. E da lì parte l'incontro con Pietro Lo Monaco.
«Avete visto alcuni vostri amici che giocano con le nostre squadre giovanili e che si stavano allenando? È una cosa molto bella e molto importante, questa, perché oggi state visitando un centro sportivo che si è già integrato, e vuole sempre più integrarsi, con il tessuto economico, sociale, civile di questa città, di questa provincia, di tutta la Sicilia. Perché è vero che è importante avere la squadra in Serie A, forte, competitiva, capace di reggere il confronto con club molto più ricchi di noi, ma per restare a questi livelli, intanto, ci vuole una società solida e, poi, servono infrastrutture adeguate».
Per i ragazzi la domanda d'obbligo, a questo punto, diventa proprio il gap, il distacco che c'è tra una società come il Catania e i grandi club.
«Noi - spiega Pietro Lo Monaco - siamo una società che ha un bilancio annuo che si aggira sui 30 milioni e, fra i nostri competitor, c'è chi viaggia sui 300 milioni. Questa è la realtà ed ecco perché bisogna avere le spalle molto quadrate per restare a questi livelli».
Per gli studenti del Cannizzaro, che nel corso hanno approfondito proprio l'aspetto della gestione di una società sportiva dal punto di vista manageriale e sotto il profilo economico, i numeri dell'ad rossazzurro diventano particolarmente significativi: chiedono tutti, dopo aver dato un'occhiata al Centro, com'è stato possibile che nascesse, quanto lavoro ha dato e quanto ne potrà dare.
«Questo Centro è venuto su nel giro di un anno e mezzo e, quando abbiamo cominciato i lavori, qui c'era soltanto sciara, campagna, nient'altro. Ci hanno lavorato sino a 400 operai al giorno e ancora ci stanno lavorando, perché i lavori non sono ultimati. Quando inaugureremo l'intera struttura, ci sarà lavoro per circa 200 persone, tra addetti diretti e indiretti. È una grande impresa, il nostro fiore all'occhiello, ed è per noi anche la dimostrazione che anche al Sud si possono fare cose belle e importanti».
Questo è un pallino del direttore, una costante quando parla, soprattutto, con i ragazzi, perché da uomo del Sud soffre, terribilmente, il fatto che questa parte d'Italia sia sempre dimenticata o abbandonata o bistrattata. E, quando i ragazzi chiedono se il Catania soffre una sudditanza nei confronti dei club del Centro-Nord, Lo Monaco è categorico: «Abbiamo cercato di invertire una cultura, un destino cui sembriamo essere da sempre condannati. Ma non dimentichiamo che c'è stato un tempo in cui il Sud e la Sicilia erano ricche, pure più del Nord. Poi, arrivò Cavour e, facendo l'Unità d'Italia, svuotò i forzieri delle nostre banche e portò via 850 milioni dell'epoca. Bella roba, ragazzi, sapete. E, così, cominciarono anche le fortune di quelli che si chiamano lumbard. Ma prima di realizzare quella specie di unità, l'area ricca del Paese era la nostra, la prima ferrovia italiana nasceva dalle nostre parti. Poi, il saccheggio che ci ha fatto diventare quel che siamo. Ma guai a rassegnarci».
Insomma, lezione di economia, lezione di storia, poi Lo Monaco spiega: «Oggi il Catania è per Catania un'impresa leader, perché fa la Serie A, perché sta tra i grandi club e penso che abbia restituito anche a voi l'orgoglio di dire che siete tifosi di questa squadra, capace di competere ad alti livelli. È per questo che dobbiamo difenderla sempre».
Gli studenti del Cannizzaro che partecipano al corso, realizzato in collaborazione con la Provincia regionale di Catania, diretto dal preside Indelicato e coordinato dalla professoressa Lucia Andreano, che hanno visitato il centro sportivo sono Marco Caruso, Erika Castorina, Salvatore Chiarelli, Alessio Cosentino, Denise Di Bartolo, Sissi Ficarra, Alessio Biondino, Giuseppe Gennaro, Federico Gualtieri, Sebastiano Lizzio, Salvatore Polizzi, Gaetano Saia, Veronica Spampinato, Carmel Taglieri, Desirè Vaccaro, Diego Viglianisi, Lucrezia Vintaloro e Gaetano Viscuso.
Fonte: La Sicilia
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