Monday 25 October 2010

Espresso.it: Saviano a Berlino per gettare fango sui meridionali

Saviano conquista Berlino
di Stefano Vastano

Nel '63 Kennedy andò sul Muro a dire "Sono un berlinese". Ora l'autore di Gomorra ha gridato "Ich bin ein Italiener!". Perché l'avamposto da liberare una volta era la capitale tedesca, oggi è l'Italia in ostaggio delle mafie e della corruzione

(22 ottobre 2010)

Giovedì sera italiani e tedeschi, giornalisti e lettori, hanno gremito la sala della Volksbühne di Berlino. Per assistere nel teatro di Frank Castorf sulla Rosa Luxemburg Platz a quella specie di spettacolo-monologo che Roberto Saviano – "La bellezza e l'inferno" – sta portando in giro per il mondo.

Da buon napoletano Saviano s'è mostrato grande 'raccontatore', e con la sua voce calda, la sua storia alle spalle, e le tante tristi ma belle vicende di rivalsa e ripicca umane che ha narrato (dalla conquista del jazz da parte Petrucciani a quella del pallone del novello Maradona e Lionel Messi) ha incantato subito il pubblico tedesco. Che alla fine, compatto e in piedi, ha regalato almeno dieci minuti di applausi a questo piccolo-grande uomo del sud.

Prima di srotolare i suoi racconti di disumano orrore, planetarie violenze ed umane resistenze, Saviano ha spiegato perché abbia cercato e scelto proprio a Berlino il palcoscenico teatrale.

"E' un modo per vedere e parlare in una volta sola a tanti volti", ha detto lui entrando (raffreddato e in jeans) in scena sulla Volksbühne. E già lì l'autore di Gomorra s'è conquistato la partecipazione del pubblico.

Trascorsi solo pochi minuti, ecco Saviano ricorrere alla leggendaria frase anti-Muro pronunciata a Berlino-ovest nel giugno 1963 da Kennedy. Ma sì, quelle famose quattro parole "Ich bin ein Berliner!", pronunciate dal più carismatico dei presidenti Usa sul terrazzo del municipio di Schöneberg, accanto a Konrad Adenauer e con Willy Brandt alle spalle.

"Non sono un megalomane", ha precisato Saviano, "uno di quelli che si atteggiano rimasticando le più trite frasi altrui". I motivi per cui lo scrittore ha citato lo slogan di Kennedy sono altri. Se per tutta la Guerra Fredda e fino al '90 era l'isola di Berlino l'avamposto da liberare (dal blocco sovietico), oggi è in qualche modo l'Italia – bloccata dai tumori delle strapotenti mafie, dalla più oscena corruzione e dal più debile malgoverno – la nuova, gigantesca Berlino del 21° secolo.

Forse è per esprimere in tutta libertà almeno questa geniale frase che Roberto Saviano è venuto ieri sera nella capitale tedesca a portare il suo monologo: "mi piacerebbe che un giorno si potesse dire", ha detto in tedesco questo napoletano sulla Volksbühne: "Ich bin ein Italiener!".

Già, quando si potrà tornare a dire in giro per il mondo, liberamente e persino con un certo orgoglio queste quattro paroline: "sono un italiano", senza che nessuno pensi più automaticamente alle mafie, alla corruzione o a qualcuno dei nostri sedicenti governanti?

[Probabilmente quando Saviano smetterà di andare in giro a propagandare la falsa equazione Sud = mafia, ndr]

Fonte originale: L'Espresso

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