Di Pietro: sposiamoci. Primi no dal Pd; I vescovi contro il «terzo polo pasticcio»
Fini: Berlusconi è un grande seduttore ma quando esce qualcuno tanti entrano
Venerdì 17 Dicembre 2010
Roma. La fiducia strappata dal governo alla Camera ha messo in movimento lo scacchiere parlamentare. Non solo ha provocato un'accelerazione sul nascente terzo polo ma potrebbe avere conseguenze anche nel centrosinistra, dove Antonio Di Pietro propone un "matrimonio" tra Pd, Idv e Sel.
Il fenomeno di scomposizione e ricomposizione politica è solo all'inizio e minaccia di scuotere le fondamenta del bipolarismo. Il Pdl e la Lega tengono duro, promettono di infoltire le truppe con ulteriori transfughi e sparano a zero sul progetto neo-centrista battezzato da Fini, Casini e Rutelli. "A livello strategico è un'alleanza che non ha il fiato per andare lontano", assicura il Guardasigilli Alfano, smontando le aspettative del Polo della nazione, convinto di avere "un grande spazio per l'affermazione di un'alternativa a Pdl e al Pd", come sostiene il segretario dell'Udc, Cesa.
Ma a prendere con le molle l'esperimento, oltre al direttore scientifico della fondazione finiana Farefuturo, Campi ("il terzo polo non è mai nato: non c'è una leadership, non c'è un programma") è anche "Avvenire", il quotidiano dei vescovi, secondo il quale "non c'è bisogno di un terzo polo pasticcio ma di un di più". Analisi poco incoraggianti, che confortano invece chi ha in mente la formazione di un'altra moderata: quella a cui Moffa, ormai ex-Fli, vuole dare vita - sembra col benestare di Berlusconi - per aggregare i delusi da Fini e non solo. "Molti parlamentari la pensano come me", spiega, ipotizzando per esempio un cartello 'pro life' che potrebbe attirare anche i cattolici del Pd. "Non esiste", taglia corto l'ex-popolare Fioroni, intenzionato a combattere la sua battaglia sui tempi etici all'interno del Pd. "Berlusconi è un grande seduttore, la carne è debole - dice Fini - ma ogni volta che da Fli esce qualcuno entrano tanti che vogliono respirare un po' d'aria pulita".
Ad agitare ulteriormente le acque del Pd ci ha pensato Di Pietro, chiedendo al partito di rompere gli indugi sulle alleanze. "Aspettare l'Udc è rincorrere la luna", dice, in riferimento alla nascita del Polo della nazione. Dunque, "troviamoci anche noi - propone rivolgendosi anche a Sel - il matrimonio è pronto, sposiamoci". Un'iniziativa che, in coincidenza con la nuova richiesta di ingresso nel Pd avanzata da Latorre a Vendola, provoca l'irrigidimento degli ex-Ppi. "La nostra bussola non potrà mai essere il matrimonio con Di Pietro", avverte Gentiloni, in linea con Letta che esclude anche "il fidanzamento" e spedisce al mittente la "provocazione di Di Pietro". Non si sbilancia, invece, il segretario del Pd, Bersani, che rinvia alla Direzione dei prossimi giorni "una proposta di cambiamento per andare oltre questa fase convulsa".
Solo da Sel arrivano segnali di interesse per la costituzione di un polo di sinistra. Non direttamente da Vendola ma attraverso Migliore, membro del coordinamento nazionale, che dichiara: "La proposta di Di Pietro è il minimo sindacale ma bisogna partire subito e parlare non solo della coalizione ma anche, e pubblicamente, delle primarie". Un tasto dolente, questo, per il Pd che non ha ancora sciolto le riserve sull'eventuale contesa della leadership con Vendola.
Ga. Be.
Fonte: La Sicilia
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