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La più grande impresa di telecomunicazioni Italiana affronta un futuro incerto
Non ci poteva essere un avvertimento migliore dei rischi di essere coinvolti con la compagnia telefonica nazionale in Italia: alla fine di febbraio Telecom Italia ha detto che un'inchiesta sulle presunte frodi fiscali su larga scala e sul riciclaggio di denaro sporco che coinvolgono Sparkle, la sua unità voce e banda larga all'ingrosso, ed un'azienda rivale nel campo della banda larga, Fastweb, aveva costretto l'azienda a ritardare l'annuncio dei risultati 2009 di un mese. Si pensa che la coppia sia rimasta coinvolta in una truffa orchestrata dalla mafia calabrese. Nel frattempo, il dibattito sul futuro di Telecom Italia sta arrivando ad un punto di snodo, con Telefónica, il principale operatore in Spagna, apparentemente destinato a svolgere un ruolo cruciale.
Nel 2007, a seguito di due leveraged buy-out che hanno lasciato Telecom Italia con un debito enorme, il governo ha predisposto la presa del controllo del gestore da parte della famiglia Benetton, di Telefonica e di un gruppo di istituzioni finanziarie locali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali. Azionista di controllo di Telecom Italia a quel tempo, Pirelli, era stato coinvolto in serie trattative per la vendita alla americana AT & T ed alla messicana America Movil, ma il governo avesse voleva mantenere Telecom Italia in mani nazionali.
Pirelli ha perso più di 3 miliardi di € (4,1 miliardi dollari) per la sua partecipazione in Telecom Italia, e l'operatore si è dimostrato un investimento allo stesso modo disastroso per gli azionisti attuali. Il prezzo delle sue azioni è sceso di oltre la metà dal momento in cui hanno preso il controllo a causa di ricavi in declino e per le preoccupazioni sul debito. Questo, a sua volta, ha messo sotto pressione le banche per deprezzare il loro investimento di conseguenza. Esse ora spingono per una soluzione drastica.
La soluzione più ovvia, riconoscono alcuni dei soci italiani della ditta, è l'acquisto di Telecom Italia da parte di Telefónica, approfondendo una partnership industriale che ha già portato circa € 1,3 miliardi di sinergie dal 2008. A parte il debito ed alcuni problemi operativi al suo business nel mobile italiano che non dovrebbe essere troppo difficile da appianare, Telecom Italia è in una forma ragionevole. Deve affrontare relativamente poca concorrenza a casa, ha margini sani e flusso di cassa, e possiede un business brasiliano che potrebbe affiancarsi a quello di Telefónica. In effetti, scopo principale della società spagnola, quando ha investito in Telecom Italia nel 2007 era di impedire ad América Móvil di ottenere una posizione dominante in Brasile.
Politicamente, invece, la vendita di Telecom Italia a una società straniera è probabilmente ancora inaccettabile (Solo una delle aziende di telecomunicazioni nazionali europee, Sonera in Finlandia, è mai caduta in mani straniere.) Dato che i profitti di Telecom Italia sia nel fisso che nella sua attività di telefonia mobile dipendono dalla regolamentazione del settore, i buoni rapporti con il governo sono cruciali. E Telefónica stessa potrebbe non avere alcuna fretta di piombare sull'operatore nazionale di un altro paese con prospettive di crescita deboli.
Dopo settimane di intensa speculazione su una fusione con Telefónica, quindi, una confusa soluzione italiana ora sembra probabile. Intesa Sanpaolo ha apparentemente suggerito al primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, di fare comprare al governo le infrastrutture della linea fissa di Telecom, la parte politicamente più sensibili del business, assicurandosi che resti italiano e consentendo nel contempo all'impresa di pagare la riduzione del debito. La divisione brasiliana di telefonia mobile potrebbe anche essere venduta.
Se il governo acquistasse veramente la rete nazionale, Berlusconi media company, Mediaset, potrebbe beneficiare, secondo persone vicine ai principali azionisti di Telecom Italia. Mediaset, che si basa attualmente su un modello tradizionale di trasmissione, potrebbe trovare un accordo con l'unità nazionalizzata per iniziare a vendere la televisione sulla rete a banda larga di quest'ultimo.
Spezzare l'azienda su queste linee trasformerebbe il nucleo di Telecom Italia in un business di vendita al dettaglio rivolto ai clienti. I dirigenti della società si preoccupano che, spogliata della sua rete, l'azienda perderebbe il suo vantaggio competitivo. Essi si oppongono fortemente a uno smembramento, così come Telefónica, anche se uno smembramento di Telecom Italia potrebbe dare l'opportunità alla società spagnola ad acquistare alcune o tutte le sue imprese che lo compongono. Telecom Italia, uno dei pionieri delle telecomunicazioni in Europa le imprese nel 1990, sembra diretto verso un futuro senza gloria.
Fonte: The Economist
Traduzione: Il Consiglio
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