Friday, 7 January 2011

LaSiciliaWeb.it: Economia, Minzolini (TG1) beccati questa...

Economia, la Sicilia cresce come il Nord-Est
Industria, agricoltura e servizi a +1,7%, in linea con la media nazionale e più della Lombardia. Tra le province la più virtuosa è Catania, dove la produzione di valore aggiunto sale del 2,9%
06/01/2011


PALERMO - L'economia in Sicilia (Industria, agricoltura e servizi) cresce dell'1,7%, un dato quasi in linea con la media nazionale (1,9%) e delle regioni del Nord-ovest (1,6%) ma superiore alle regioni del Mezzogiorno (1,3%).

L'isola, in termini di produzione di valore aggiunto nel tessuto economico, fa meglio della Lombardia (1,4%), della Campania (0,4%), della Calabria (0,4%), e tiene il passo di Emilia Romagna (1,8%), Friuli Venezia Giulia (1,7%) e Sardegna (1,7%). La crescita più alta in Molise e Valle D'Aosta, +3,7%.

A fotografare lo stato di salute dell'economia nelle province italiane è l'Istat che prende in esame la produzione di valore aggiunto nel 2008.

La performance più alta arriva dal settore dei servizi, con +2,2, anche se l'aumento risulta inferiore alla media nazionale (2,8%) e degli aggregati delle regioni per collocazione geografica. Anche se appare inferiore, è il dato dell'agricoltura e della pesca (+0,8%) quello che caratterizza la crescita economica in Sicilia rispetto a molte altre regioni che registrano cali consistenti: Calabria -18,5%, Fiuli Venezia Giulia -18,3%, -5,7 Liguria.

Tra chi fa meglio spicca l'Abruzzo, +8,4%. Nell'isola in lieve flessione il valore aggiunto nell'industria, che si ferma a -0,3%, in linea con il dato medio nazionale (-0,3) ma migliore rispetto alla media del Sud (-0,9%).

A livello provinciale, il territorio più virtuoso è quello di Catania, dove la produzione di valore aggiunto balza del 2,9%. Seguono Agrigento (2,7%), Trapani (2,3%) e Siracusa (2,2%). Palermo si piazza al quinto posto con il 2%, subito dietro le province di Ragusa (1,6%) ed Enna (0,4%). Messina e Caltanissetta perdono quota rispetto all'anno precedente: -0,6% e -0,8%.

Fonte: LaSiciliaWeb.it

Avvenire.it: A Monreale oriente ed occidente risuonano nel Regno di Sicilia

[Unica nota stonata: ma che c'entra l'italiano?]

28 dicembre 2010
MUSICA DELL'ANIMA
«Mons Regalis» canta la fede del popolo di Dio


Cantano i mosaici. Cantano le pietre del Duomo di Mon­reale. Per raccontare, tra sto­ria e leggenda, una fede che si è fat­ta segno concreto. Che si è resa pre­sente nella vita di una città, di una terra dove le culture si sono incon­trate. E, attraverso la bellezza, han­no trovato una via per dialogare. Mons Regalis è un grande affresco popolare. Un moderno oratorio che rievoca fatti e persone attraverso la voce di un cantastorie. È L’opera del Duomo , come l’hanno voluta intito­lare i suoi autori, il teologo Salvino Leone e la musicista Lucina Lan­zara, che hanno raccontato, in mu­sica appunto, una delle chiese più famose al mondo, quella domina­ta dal mosaico dorato e abbaglian­te del Cristo Pantocrator (nella fo­to).

Senti risuonare la lita­nia che apre la cantata e ti sembra di vederla tut­ta quella luce che, come spiega l’arcivescovo di Monreale, Salvatore Di Cristina, «la città ha sa­puto condividere gene­rosamente con i mille e mille visitatori, antichi e nuovi pellegrini, cercatori di Dio o solo cercatori inconsapevoli di u­na regale bellezza che pur sempre appartiene a Lui e narra di Lui». Mons Regalis è un viaggio nel tem­po. Fatto di musica e parole, di echi di gregoriano e di melodie rinasci­mentali, di suggestioni etniche e di sonorità contemporanee. Un viag­gio in cui l’ascoltatore è accompa­gnato da un cantastorie, il custode del Duomo, che in un siciliano mu­sicalissimo racconta la leggenda dell’apparizione della Madonna a Guglielmo il Buono, l’affascinante vicenda delle regole astronomico­religiose, seguendo le quali il duo­mo venne costruito, sino all’arrivo dei monaci benedettini.

Lingua popolare e lingua colta, il latino e il greco. Ma anche l’arabo e l’italiano. Fusi insieme attraverso la musica. Musica e parole che si muovono «nei meandri delle cul­ture che hanno attraversato la no­stra Sicilia, nel tempo e nello spa­zio » spiega Lucina Lanzara. Un viaggio, quello della cantata, parti­to nell’ottobre 2009 proprio nella basilica siciliana e che prosegue in queste sere, due date per il Circui­to del Mito. Mons Regalis sarà in scena domani a Messina, al teatro Vittorio Emanuele, e giovedì a Mar­sala, al teatro Impero in una nuova veste: la partitura diventa un’in­stallazione artistica con le coreo­grafie di Davide Padiglione e l’alle­stimento scenico di Sebastiano Ro­mano. Immutata la squadra musi­cale con le voci della stessa Lanza­ra affiancata da Julie Kench e You­sif Latif Yaralla, dall’ensemble vo­cale Sei ottavi, dall’attore Salvo Pi­paro e da un gruppo di musicisti a­gli ordini di Massimo Sigillò Mas­sara.

Artisti protagonisti anche del cofa­netto pubblicato proprio in questi giorni (etichetta Casa musicale Sonzogno, distribuzione Egea mu­sic) che raccoglie il cd con la regi­strazione della prima esecuzione di Mons Regalis, un dvd con il dietro le quinte del progetto e un volume con il testo della cantata. Un viag­gio che va oltre il tempo e raccon­ta la fede.

«Perché – spiega Leone – la sfida è stata quella di scrivere un’opera su Monreale che inquadrasse il Duo­mo sotto un profilo prettamente re­ligioso lasciando appena traspari­re in filigrana la complessità della sua genesi storica, il senso della cat­tedrale più che quello della fortez­za ». Una riflessione sulla storia, a partire dai mosaici che ripercorro­no l’Antico Testamento e culmina­no nel grande Cristo che domina l’abside. Per dire, con Dostoevskij, che «la bellezza salverà il mondo».

Fonte: Avvenire.it

Wednesday, 5 January 2011

SiciliaInformazioni.com: Commissione Statuto eliminata perchè chiedeva ripristino Alta Corte?

Ars. Il professore Costa, consulente della Commissione Statuto, non ci sta: "Intollerabile passare per fannulloni"
03 gennaio 2011 19:28

(Massimo Costa) Vorrei dare anch’io un contributo d’informazione ai cittadini siciliani sulla vicenda della soppressione della Commissione ARS “Statuto” (per esteso sarebbe “per la revisione e l’attuazione dello Statuto speciale siciliano”) nella qualità di consulente della stessa. Con l’occasione mi preme anche ringraziare il Presidente Aricò per le parole di sincero apprezzamento formulate nei confronti dei consulenti esterni e quindi, suppongo, anche in ciò che modestamente ho potuto apportare alla stessa. Sono stato nominato dallo stesso Presidente Cascio su proposta dell’On. Aricò appena nel giugno scorso e in sei mesi avrò dedicato, gratuitamente, una cinquantina di ore circa rubate al mio tempo libero ed alla famiglia; ore donate alla comunità politica cui apparteniamo tutti, la Sicilia, ed alla quale sarei disposto a dare anche molto di più se e quando mi venisse chiesto.

Non voglio entrare nel merito politico della vicenda, che non mi compete, né sulla questione dei “costi” della Commissione, anche perché penso che tutte le partecipazioni dei deputati ai lavori di queste commissioni dovrebbero o essere comprese nell’indennità non proprio esigua che ricevono, ovvero comunque ispirarsi a maggiore sobrietà. Ma non mi pare questo il punto dirimente. La questione è molto più importante di un semplice fatto di “controllo di gestione” interno.

La Commissione in parola è davvero sui generis e, se il lavoro fatto non andrà disperso, voglio anche aggiungere che in sé la decisione del Presidente del Parlamento siciliano è forse ineccepibile. Lo Statuto siciliano non ha bisogno oggi, se non su alcuni punti secondari, su alcune arcaicità lessicali ad esempio, di una vera e propria revisione bensí soltanto e soprattutto di una sua attuazione. Che senso ha rivedere ciò che non è stato mai attuato se non si prova prima ad attuarlo? Se non si prova prima a dare ai Siciliani quei diritti che sono negati loro da piú di 60 anni sol perché contrastano con i poteri forti del Paese? Ogni tentativo di “revisione”, come quello del 2005 poi abortito, anche se fatto con le migliori intenzioni, in un periodo come questo in cui le “azioni” della Sicilia sono in forte ribasso sul “mercato politico nazionale” porterebbe fatalmente ad un ridimensionamento dei margini, amplissimi, di quanto già a noi riconosciuto nel 1946; porterebbe a soluzioni pasticciate, e se una menda forse può esser trovata nei lavori della Commissione nella prima parte della sua vita (dal 2008 all’estate del 2010) è forse stata quella di aver voluto ad ogni costo ripartire da “quella” proposta del 2005 per avvedersi, progressivamente, che forse era meglio soprassedere sull’idea di un “nuovo” Statuto quando ancora la Sicilia attende l’applicazione del “vecchio”.

Ma anche sull’attuazione, a parte alcune iniziative importanti come quella giustamente ricordata dall’On. Aricò, i margini della proposta legislativa erano tremendamente ristretti perché istituzionalmente all’attuazione è preposta la “Commissione paritetica Stato-Regione” prevista già dallo Statuto, che avrebbe dovuto in due/tre anni dare le norme attuative dello Statuto per far partire la nostra autonomia e che, purtroppo, soprattutto per le resistenze statali, si è trasformata in una Commissione permanente che, lentissimamente, dà applicazione secolare al nostro Statuto. Ma, lenta o veloce, permanente o transitoria, questa Commissione c’è e comprime i margini d’azione della nostra Commissione ARS “Statuto”. E tuttavia la Commissione in parola era una Commissione che svolgeva o avrebbe potuto svolgere un lavoro di vitale importanza per la vita dell’istituzione autonomistica, anche se non immediatamente misurabile in numero di disegni di legge “partoriti”: essa era il luogo del dibattito e del confronto sulle varie idee di Autonomia e quindi poteva produrre e in parte ha prodotto idee per rendere effettivo ed efficace lo Statuto al di là degli stessi formalismi che i riti del palazzo impongono.

In questo non voglio neanche pensare che le istituzioni autonomistiche – che appartengono a tutti – possano diventare teatro di scontro o merce di scambio dell’agone politico. Su questo dovremmo essere tutti d’accordo. Sulla difesa dei diritti dei Siciliani non ci dovrebbe neanche essere lotta politica fra siciliani, ma tutt’al piú tra la Sicilia e lo Stato come controparte naturale. Il Presidente Cascio per me è ex officio la persona che piú di ogni altra deve incarnare i valori dello Statuto e tutelarne le prerogative. Mi rifiuto per principio di pensare che dietro questa decisione vi sia, come qualcuno vuole artificiosamente leggere, una presa di posizione suicida contro il Parlamento e contro lo Statuto. È una decisione politica e di opportunità in fatto di efficienza interna, probabilmente molto saggia, di cui va preso atto serenamente.

E basta. Quello che però appare inaccettabile è una lettura che certa stampa antisiciliana per principio si sforza di dare di questo fatto, peraltro senza neanche avere il coraggio di farlo apertamente, ma con le allusioni, con le mezze parole, con il “ci siamo capiti”. E invece “non ci siamo capiti” un bel niente. Questa Commissione può essere accusata di tutto ma non di non avere lavorato. C’è stato un forte e colpevole assenteismo di alcune parti politiche ma va dato atto ad alcuni componenti di aver fatto piú del loro dovere, e fra questi – mi consta personalmente – lo stesso Presidente e l’On. Barbagallo. Mi sia consentito almeno di ricordare questi due nomi, senza nulla togliere agli altri, perché la loro partecipazione seria e continuativa non merita il polverone mediatico sugli “onorevoli fannulloni”. Qualche fannullone forse c’è, ma allora le responsabilità dovrebbero essere additate quanto meno in maniera un po’ piú personale, altrimenti si ha “la notte nera in cui tutte le vacche sono nere”, e in cui non si capisce piú niente. Il lavoro che si è fatto è importantissimo per la Sicilia e sarebbe un vero peccato se adesso venisse disperso. E ancora va ricordato che, per la causa disinteressata della Sicilia, ci sono state persone che hanno messo gratuitamente a disposizione la loro professionalità e il loro tempo. Per quel che mi riguarda – ad esempio – non sono stato io il tecnico maggiormente coinvolto nel disegno di legge sulle agevolazioni fiscali di cui parlava l’On. Aricò. Ma il mio contributo si è concentrato in tre “sessioni” di audizioni: la prima sul precedente progetto di riforma dello Statuto, la seconda sulla tutela delle prerogative statutarie di fronte alla giurisprudenza abrogativa della Corte Costituzionale, la terza sull’attuazione del “federalismo fiscale” previsto dal Nostro Statuto e non di quello “ordinario” che – come dovrebbe essere pacifico – da noi non trova alcuna attuazione. Si tratta di lavoro che ho fatto in gran parte in ore notturne; non ci sto a far passare tutto ciò per una perdita di tempo. E tutto questo in pochi mesi giacché la prima riunione con gli esperti si è potuta fare alla fine di luglio e, con la pausa estiva, è solo da settembre che la Commissione si è rimessa in moto di gran lena. Tralascio la terza delle aree per brevità e la prima per la riservatezza delle note critiche alla precedente proposta di revisione dello Statuto (peraltro agli atti della Commissione e che vorrò rendere pubbliche non appena l’On. Aricò me ne darà autorizzazione, anche per le vie brevi). Vorrei concentrarmi sulla seconda, che mi pare la piú importante di tutte. Oggi la Sicilia ha una tutela inferiore a quella delle regioni a statuto ordinario per via della censura preventiva del Commissario dello Stato in assenza dell’Alta Corte per la Regione Siciliana che giustificava quella presenza. La giurisprudenza della Corte Costituzionale si è rivelata del tutto inadeguata a tutelare la nostra Carta e peraltro essa è radicalmente illegittima in quanto viziata da incompetenza insanabile. L’Alta Corte non è mai stata abolita dal nostro ordinamento ma è solo “in sonno”, inoperosa per una situazione di fatto che è uno scandalo al sole a danno dell’intero Popolo Siciliano. La via maestra, lo dico in breve, era quella (ma non si è arrivati in tempo a farlo) di chiedere solennemente al Presidente dell’ARS e al Presidente della Camera di convocare i due “parlamenti” (statale e regionale) per procedere alle nomine dei posti vacanti dell’Alta Corte per la Regione siciliana dopo la “provvisoria” dilazione che data addirittura dal 1957! La battaglia dell’Alta Corte può essere condivisa o meno, ma è certamente la madre di tutte le battaglie per l’applicazione dello Statuto. Avrà certamente nemici fierissimi nella Penisola, soprattutto in questo momento.

Ma se noi siciliani non avremo nemmeno il coraggio di porla sul tappeto, non ci sarà mai alcuna speranza che altri la pongano per noi. Questa richiesta doveva essere accompagnata da una relazione, che chi scrive ha prodotto e allega a questo giornale perché la pubblichi nelle sue tre parti costitutive (motivazioni storiche, giuridiche e politiche per la riattivazione dell’Alta Corte della Regione Siciliana). I cittadini siciliani devono sapere, che lo condividano o meno, che tipo di studi si sono fatti all’interno di quella Commissione. E del resto non ha senso rivedere o tentare di applicare uno Statuto che avrà comunque un censore a Roma che lo castrerà in ogni sua parte vitale, che siano le revisioni auto recentissime o qualunque, e dico qualunque, altro aspetto della stessa. Sbaglia il Presidente della Regione a dire ad ogni pie’ sospinto che di fronte ai soprusi contro la Sicilia si appellerà alla Consulta.

La Consulta non è un giudice terzo, è di parte, e non è competente a dirimere le controversie tra Sicilia e Italia: quando lo fa, illegittimamente, cancella ad una ad una tutte le disposizioni contenute nel nostro Statuto. Che senso ha una Commissione per lo “Statuto” quando lo Statuto di fatto non c’è più? Ecco perché la Sicilia come istituzione, ma anche come Popolo, deve indirizzare tutte le proprie energie politiche al ripristino dell’Alta Corte, costi quel che costi. Questo è quel che si muoveva in quella Commissione che ora è stata soppressa. Non mi pare che acchiapavamo farfalle. E mi pare che il 30 ottobre u.s. una delegazione di mille cittadini siciliani che hanno sfilato pacificamente per le vie di Palermo ha consegnato al Presidente Cascio una lettera in cui chiedeva solennemente l’applicazione dello Statuto e la riattivazione dell’Alta Corte. Ogni mese si susseguono in Sicilia manifestazioni, incontri, dibattiti sull’attivazione dello Statuto.

Oggi c’è una consapevolezza diversa e crescente, soprattutto tra i giovani e sul web. Rispetto a questo il Palazzo e i media non possono e sono sicuro che non vogliono fare da freno, da retroguardia. Sono sicuro che apprezzeranno tutto ciò perché questo aumenta ogni giorno di piú la loro stessa forza contrattuale nei confronti dello Stato, nei confronti delle centrali dei loro stessi partiti, nei confronti dei potentati economici nazionali. Di fronte a un Popolo che chiede a gran voce il rispetto dei patti costituzionali tra Sicilia e Stato italiano chi potrà mai dire di no?

Relazione Commissione Statuto -1
Relazione Commissione Statuto -2

Fonte: SiciliaInformazioni.com

Monday, 3 January 2011

LineaSicilia.it: Tributi, lo straniero non fa più la cresta in Sicilia

Imposte, la riscossione diventa della Regione
Giovedì 30 Dicembre 2010

Diventa regionale il sistema di riscossione delle imposte in Sicilia. Dopo l'acquisizione avvenuta ieri da parte della Regione siciliana e dell'Agenzia delle Entrate del totale delle azioni che la Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. deteneva in Riscossione Sicilia S.p.A., con l'acquisto della quota di Montepaschi Siena in Serit Sicilia S.p.A., perfezionato oggi, si è concluso il lungo percorso di riforma strutturale del sistema di riscossione delineato dal legislatore statale e di quello regionale.

«Si chiude la lunga stagione del servizio di riscossione dei tributi in Sicilia - ha detto l'Assessore regionale all'Economia Gaetano Armao - che aveva visto la società Monte Paschi Serit gestire il servizio di riscossione nella qualità di ordinario concessionario della riscossione dal 1997 al 2005, e poi divenire socio della Regione e dell'Agenzia delle entrate nel sistema transitorio».

«Grazie all'impegno sinergico dell'Agenzia delle entrate e del socio privato Monte Paschi Siena - ha proseguito l'assessore - abbiamo realizzato la parte più importante del riassetto del sistema della riscossione in Sicilia, rispettando puntualmente i tempi stabiliti dal legislatore, superando la fase transitoria e conferendo in mano pubblica il servizio di riscossione delle entrate, scongiurando qualunque possibile rischio, inutilmente paventato da qualche indiscrezione infondata, di interruzione del servizio».

«Da oggi la Regione, insieme con l'Agenzia delle Entrate, torna ad avere la diretta gestione e la direzione del delicato settore della riscossione dei tributi - ha commentato l'assessore Armao - questo consentirà di definire gli ulteriori stadi del riassetto ed incrementare la qualità del servizio. Nel medio termine, terminata la riorganizzazione, potrà valutarsi la possibilità che possano essere coinvolti privati scelti con gara pubblica, come la stessa legge prevede, pur garantendo il mantenimento del controllo pubblico della gestione societaria».

La gestione della riscossione delle imposte in Sicilia in qualità di Commissario governativo delegato provvisoriamente aveva avuto inizio in Sicilia nel 1987, affidata a SO.GE.SI. Nel 1991 Montepaschi SER.IT S.p.A. subentrò a SO.GE.SI. espletando tale incarico fino al giugno del 1998. Col primo 1 luglio del medesimo anno Montepaschi SERIT S.p.A. fu nominata concessionaria del Servizio di riscossione dei tributi fino al 2005. Dal 1 ottobre del 2006 il settore della riscossione nelle Regioni è stato sottoposto ad una profonda ristrutturazione secondo quanto previsto dalla legge del 2 dicembre 2005 n. 203 (recepita dalla Regione siciliana con la legge del 22 dicembre 2005 n.19). In funzione di tale norma è stata costituita in Sicilia Riscossione Sicilia S.p.A. società a prevalente capitale pubblico delegata alla riscossione, che ha operato come holding di controllo di Serit Sicilia S.p.A.. Dal punto di vista del capitale azionario le due società hanno, pertanto, avuto sin qui il seguente assetto: Riscossione Sicilia S.p.A., holding con un capitale sociale di 16 milioni di euro, in proprietà per il 36% dalla Regione siciliana, per il 24% dall'Agenzia delle Entrate e per il 40% dal Monte Paschi di Siena S.p.A.. Serit Sicilia S.p.A., con capitale sociale di 10.400.00 euro, detenuto per il 60% da Riscossione Sicilia S.p.A. e per il 40% dal Monte Paschi Siena società che ha svolto i compiti operativi nel campo della riscossione. Col nuovo assetto societario Riscossione Sicilia S.p.A. ha una partecipazione azionaria della Regione del 60% e dall'Agenzia delle Entrate del 40%. Con l'acquisizione della totalità di Serit S.p.A. (mediante l'acquisizione del 40% del capitale azionario del Monte Paschi Siena S.p.A.), e la sua successiva incorporazione, prevista dal piano di riordino delle società partecipate avviato dal governo regionale, il processo di razionalizzazione potrà considerarsi concluso. L'acquisto della quota azionaria da parte della Regione ammonta complessivamente a circa 17,5 milioni di euro, che saranno versati, previa ulteriore verifica, in base all'accordo stipulato, entro il 28 febbraio del 2011.